Ercole Vincenzo Orsini
Nel primo dopoguerra Orsini, entrato giovanissimo nelle file del Partito socialista, fu tra i più attivi oppositori del fascismo nel Teramano, dove organizzò anche un gruppo di "Arditi del popolo". Durante il regime fascista, Orsini, che era passato al Partito comunista, trasformò la sua bottega di liutaio in un punto d'incontro dei democratici teramani. Ciò gli valse persecuzioni e arresti, che non servirono però a dissuaderlo dall'operare clandestinamente sia sul piano della propaganda che su quello dell'assistenza alle vittime del fascismo. Dopo l'8 settembre del 1943, Orsini prese parte alla guerra di liberazione e fu tra gli animatori di quella che è considerata la prima, più importante azione partigiana in Abruzzo: la battaglia di Bosco Martese, nella quale, il 25 settembre del 1943, antifascisti di Teramo, contadini, militari italiani e prigionieri alleati tennero valorosamente testa ad un battaglione di truppe d'assalto motorizzate tedesche, mettendole in fuga. Successivamente Orsini, che aveva assunto il nome di battaglia di Vicì, costituì nel Teramano un "Comitato segreto d'azione" e una banda partigiana, alla cui testa cadde nel corso di uno dei tanti combattimenti. Nella motivazione della ricompensa al valore, concessa ad Orsini nel 1979, è scritto: "... in uno scontro con gli oppressori della Patria e della libertà, li attaccava di sorpresa, pur essendo superiori in numero e mezzi, riuscendo a infliggere dure e gravi perdite. Colpito infine da raffiche di mitra, cadeva da prode pronunciando parole di sprezzo ai vili traditori".