Ermanno Solieri
Aveva sedici anni quando, operaio, aderì alle organizzazioni giovanili antifasciste di Trieste; ne aveva 22 allorché, con il fascismo imperante, entrò nel Partito comunista. Nel 1934 "Marino", come lo chiamavano tutti, fu arrestato dalla polizia. Processato dal Tribunale speciale, si fece 4 anni di carcere. Liberato, il giovane riprese l'attività politica clandestina e, in coincidenza con la caduta di Mussolini, la Federazione triestina del PCI lo mandò a Fiume, a dirigervi quell'organizzazione, in collaborazione con i comunisti croati. Costretto a darsi alla macchia quando Fiume fu occupata dai tedeschi, Solieri partecipò alla Resistenza in Istria (su quell'esperienza ha lasciato un drammatico Diario). Nel 1944, richiamato dal PCI a Trieste, "Marino" vi diresse l'edizione clandestina del giornale Unità Operaia, sino a che non cadde in mano alle SS. Deportato nei lager di Mauthausen e di Gusen, riuscì a sopravvivere alle fatiche e agli stenti e a tornare in Italia. Nell'immediato dopoguerra Solieri fu tra i dirigenti dei Sindacati Unici di Trieste e membro del Comitato centrale del PCI della Venezia Giulia. Le sue peripezie non erano però finite: nel 1946, dopo aver fatto parte del Comitato dello sciopero di Trieste, dovette riparare in Jugoslavia per sottrarsi al mandato d'arresto delle autorità angloamericane e per due anni diresse il giornale Voce dei Lavoratori, che si stampava in lingua italiana a Zagabria. Nel 1948, tornato a Trieste per solidarietà con i compagni del Comitato di sciopero, fu processato e condannato a 4 mesi di prigione dal Tribunale militare alleato. Scarcerato, Ermanno Solieri riprese, finché le forze lo ressero, l'attività di dirigente sindacale e del Partito comunista.