Eugenio Colorni
Dopo due anni trascorsi in Germania - come lettore di italiano all'Università di Marburg, dove aveva approfondito i suoi studi su Gottfried Wilhelm Leibniz - nel 1933 era tornato a Milano. Abbandonato l'impegno sionistico degli anni dell'Università, aveva cercato collegamenti con l'antifascismo militante, impegnandosi per far rivivere nell'Italia settentrionale il "Centro interno" del Partito socialista. Nel settembre del 1938 Colorni è arrestato dall'OVRA. I giornali pubblicano la notizia con gran risalto, sottolineando che egli "di razza ebraica, manteneva rapporti di natura politica con altri ebrei residenti in Italia e all'estero". Una sottolineatura, quella del "complotto ebraico", che serviva a giustificare le misure antisemite prese in Italia dal regime per allinearsi alla politica hitleriana. Il Tribunale speciale non riesce però ad imbastire nei confronti dell'arrestato un formale processo, quindi decide di spedirlo a Ventotene. Qui Colorni resterà fino al settembre del 1941 e approfondirà gli studi di matematica e fisica, ma soprattutto elaborerà con altri confinati il Manifesto per l'Europa libera e unitae altri scritti federalisti. Trasferito da Ventotene a Melfi, il confinato riesce a mantenere i suoi contatti con i compagni e, alla metà dal maggio 1943, evade da Melfi e si porta a Roma. Qui si dedica clandestinamente alla propaganda federalista e s'impegna nel tentativo di ricostituire il PSI. Quando Mussolini cade, Colorni, con i suoi compagni di Ventotene, organizza a Milano (agosto 1943) il Congresso di fondazione del "Movimento federalista europeo". Nello stesso periodo, ricostituite le file del partito socialista, entra far parte della sua Direzione provvisoria. Dopo l'8 settembre, a Roma, entra nelle file della Resistenza, redige l'Avanti!clandestino, scrive la prefazione al volumetto Problemi della Federazione Europea, che raccoglieva il "Manifesto di Ventotene" e scritti federalisti di Altiero Spinelli. È ferito a morte quando i nazifascisti lo sorprendono mentre sta redigendo il giornale socialista. Morirà dopo due giorni di agonia, a una settimana dalla liberazione della Capitale. Questa la motivazione della massima ricompensa al valore che gli è stata conferita: "Indomito assertore della libertà, confinato durante la dominazione fascista, evadeva audacemente dedicandosi quindi a rischiose attività cospirative. Durante la lotta antinazista, organizzato il centro militare del Partito Socialista Italiano, dirigeva animosamente partecipandovi, primo fra i primi, una intensa, continua e micidiale azione di guerriglia e di sabotaggio. Scoperto e circondato da nazisti li affrontò da solo, combattendo con estremo ardimento, finché travolto dal numero, cadde nell'impari gloriosa lotta. Roma, 28 maggio 1944."