Eugenio Poli
Cresciuto in una famiglia di antifascisti, a 22 anni entrò nell'organizzazione comunista clandestina del capoluogo toscano. Poco prima dell'annuncio dell'entrata in guerra dell'Italia, Poli (individuato dall'OVRA), fu arrestato con alcuni altri antifascisti e deferito al Tribunale speciale che, il 20 novembre 1940, lo condannò a otto anni di reclusione. Rimesso in libertà dopo la caduta di Mussolini, all'annuncio dell'armistizio il meccanico antifascista si portò nel Pistoiese e si impegnò nella lotta armata (col nome di battaglia di Libero) con la formazione partigiana "Gino Bozzi". Catturato dalle SS, "Libero", che era ricoverato sotto sorveglianza all'ospedale di Careggi, il 28 febbraio 1944 tornò in libertà, grazie ad un audace colpo di mano dei GAP fiorentini. Passato con i partigiani garibaldini della Brigata "Alessandro Sinigaglia", con loro prese parte alla battaglia per la liberazione di Firenze. Cadde durante i combattimenti con le retroguardie tedesche, che si erano attestate alla periferia settentrionale della città. Dalla Liberazione e sino al 1951, quando le Sezioni fiorentine del PCI ripresero i nomi dei quartieri, quella di Rifredi fu intitolata a Eugenio Poli.