Fausto Francesco Nitti
Era nipote dello statista liberale Francesco Saverio. Partito volontario per la Prima guerra mondiale, nel dopoguerra Fausto Nitti si schierò contro i fascisti e fu tra i promotori dell'associazione studentesca clandestina "Giovane Italia". Nel dicembre 1926 fu arrestato e assegnato a 5 anni di confino. Quando da Lampedusa fu trasferito a Lipari, Nitti riuscì a fuggire con Emilio Lussu e Carlo Rosselli. Con loro, raggiunta la Francia, partecipò alla fondazione del Partito d'Azione, dal quale si staccò nel 1937 per aderire al PSI. Nel 1936, allo scoppioin Spagna della guerra civile, fu tra i primi ad arruolarsi nell'esercito repubblicano. Comandante di un battaglione di anarchici catalani delle Brigate Internazionali, Nitti nel 1939, ferito, rientrò in Francia, dove fu internato. Liberato l'anno dopo, entrò nelle file della Resistenza militando nel "maquis", alla testa del gruppo "Berteaux" nell'Alta Garonna. Arrestato nel 1941 e condannato all'ergastolo da un tribunale di Vichy, per Nitti, nel 1944, cominciò il viaggio per la deportazione in Germania. Riuscì a fuggire dal treno e tornò a combattere nel "maquis", sino al termine della guerra. Decorato al valor militare dal governo francese, dopo la Liberazione Fausto Nitti, rientrato in Italia, ricoprì importanti incarichi nel PSI e alla direzione dell'ANPI. Sino alla morte ha diretto il periodico dell'Associazione Patria Indipendente. Ha lasciato, sulla Resistenza, numerosi testi in italiano e in francese.