Felice Platone
Era ancora studente quando, a 16 anni, entrò nella Gioventù socialista. Partecipò al primo conflitto mondiale come ufficiale di Fanteria e, nell'immediato dopoguerra, trasferitosi a Torino, divenne uno dei più stretti collaboratori di Antonio Gramsci all'Ordine nuovo. Nel 1921 fu tra i fondatori del PCd'I e da allora si dedicò completamente all'attività giornalistica per l'Ordine nuovo quotidiano, poi per l'Unità, per Il lavoratore a Trieste e quindi come responsabile della rivista Stato Operaio. L'impegno di Platone come giornalista non si interruppe nemmeno quando le "Leggi eccezionali" fasciste del 1926 lo costrinsero a passare alla stampa clandestina. Condannato per questo, in contumacia, a 12 anni di reclusione, nel 1927 Platone sfuggi all'arresto e passò a Parigi, dove lavorò accanto a Palmiro Togliatti e agli altri dirigenti comunisti espatriati. Il 1933 lo vede a Mosca, a frequentare la "Scuola leninista"; nel 1936 è in Spagna, come capo di stato maggiore delle Brigate internazionali; nel 1939 è di nuovo a Parigi, ad occuparsi dei giornali del suo partito sino a che, nel 1940, è arrestato e internato nel campo del Vernet. Quando lo trasferiscono a Marsiglia, Felice Platone riesce a fuggire e a passare con il "maquis" e poi con la Resistenza italiana. Dopo la Liberazione, all'impegno più strettamente politico (è membro del Comitato Centrale del PCI, presiederà la Commissione centrale di controllo), Platone accompagnerà il lavoro ideologico. Si occuperà infatti della pubblicazione e (nel caso di Lenin), della traduzione dei "Classici del Marxismo"; curerà la prima edizione dei Quaderni del carcere di Antonio Gramsci. Nel 1950, Platone aveva preso il posto di Massimo Bontempelli al Senato e nel 1953 era stato rieletto senatore nel Collegio di Siena. Una via di Asti ricorda oggi un uomo di grande intelligenza e cultura, prematuramente scomparso.