Ferrer Visentini
Domenica 12 novembre 2000, all'incontro di Milano su "Guerra di Spagna e Resistenza, il coraggio della memoria", organizzato dai superstiti delle Brigate Internazionali (gli italiani erano, con lui, soltanto sette), c'era ancora Ferrer Visentini. Nonostante stesse per compiere 91 anni, era lucidissimo e combattivo, come ha annotato Cinzia Sasso, che per l'occasione l'ha intervistato e alla quale, della partecipazione degli antifascisti italiani alla guerra di Spagna, aveva detto: "... sapevamo essere persa, ma una guerra che bisognava combattere perché era la causa giusta di tutta l'umanità civile e progressista". Alla lotta per civiltà e progresso Visentini ha dedicato tutta la vita dopo che, alla vigilia della marcia su Roma, i fascisti di Giunta assassinarono a Trieste suo padre, Ulderico, tra i fondatori del PCI. Non è diventato antifascista per odio contro gli assassini, ha voluto precisare Visentini, ma per costruire un mondo migliore. Compiute le scuole elementari, Ferrer, orfano, a 12 anni aveva cominciato a lavorare come carrozziere d'auto. A 16 anni entra nella Federazione giovanile comunista, di cui diviene responsabile per Trieste a 18 anni. Il 1930 lo vede dirigente della FGCI clandestina in Lombardia. Nel 1931 Ferrer Visentini è arrestato, processato dal Tribunale speciale e condannato a nove anni di reclusione. Esce, per amnistie e condoni, nell'ottobre del 1934. Torna a Trieste, riprende l'attività clandestina e nel maggio del 1935 è di nuovo arrestato. Due anni di confino a Ponza, poi nel 1937 espatria clandestinamente in Francia. Sul finire dello stesso anno Visentini è in Spagna, con i garibaldini delle Brigate Internazionali. Partecipa alla disastrosa battaglia sull'Ebro. Ripara a Parigi alla fine del 1938. Svolge attività clandestina nella Francia occupata dai nazisti. Il 21 giugno del 1941 è arrestato dalla Gestapo. Rinchiuso nel lager di Compiegne, vi rimane sino all'agosto del 1944. Evade quando stanno per deportarlo in Germania. Torna a Parigi e riprende l'attività antifascista. Mantiene i collegamenti tra le formazioni della Resistenza di Francia e Italia. Nell'aprile del 1945 è a Torino, dove partecipa all'insurrezione della città. Neppure un mese dopo è a Trieste, dove, con Mario Pacor, dirige il quotidiano comunista Il Lavoratore. In disaccordo con la linea politica del Partito comunista del Territorio Libero di Trieste, chiede di essere trasferito e nel 1947 svolge attività politica in Trentino e in Alto Adige. Dal 1951 al 1966 dirige le Federazioni di Treviso e di Vicenza; poi passa a Roma, presso al Direzione del PCI. Si è poi trasferito a Vicenza, dove ha continuato, sino alla morte, avvenuta a due mesi dall'incontro di Milano, il suo impegno contro i tentativi di cancellare i valori della Resistenza. A cura di Annalisa Tosato, la Cleup Editrice ha pubblicato nel 2002, un volume dal titolo Ferrer Visentini: un antifascista racconta.