Filippo Ivaldi
Sottotenente di Fanteria, dopo l'armistizio era entrato nella Resistenza col nome di battaglia di "Aiace". Comandante di distaccamento nell'VIII Divisione Garibaldi, Ivaldi, dopo la Liberazione, era stato chiamato a lavorare nella redazione torinese de l'Unità dall'allora redattore capo Davide Lajolo "Ulisse". Durante la lotta armata contro i nazifascisti, "Ulisse" aveva comandato anche i partigiani dell'VIII Divisione e aveva avuto modo di conoscere da vicino "Aiace". Affidò così il "praticante" all'allora capo cronista Paolo Spriano. Pure Spriano aveva combattuto, col nome di battaglia di "Pillo", nella Resistenza e così "Pillo" ed "Aiace" si intesero subito. Ivaldi divenne in breve tempo un apprezzato professionista, tanto che, negli 11 anni di attività nella redazione torinese del giornale del PCI, divenne "inviato nazionale" e, nel 1951, vinse il "Premio Saint Vincent" di giornalismo. Nel settembre del 1956, poco prima dell'unificazione a Milano delle tre edizioni del Nord del giornale comunista, Filippo Ivaldi passa alla Gazzetta del Popolo e un anno dopo, su invito di Adriano Olivetti, diventa redattore del periodico del Movimento di Comunità La via del Piemonte. Passa poi come editorialista alla Sentinella del Canavese e collabora a molti quotidiani nazionali. Quando, tra il 1976 e il 1977, dirige il periodico del Centro studi di politica economica fondato da Giorgio La Malfa, Ivaldi sta già lavorando a due libri: Gente di collina e Il mondo in un paese, che usciranno nel 1978 e nel 1980. Dopo una vita spesa in una brillante carriera giornalistica, l'ex partigiano "Aiace" si ritira a San Marino, una frazione di Gadesco, paese della moglie, dove si spegne a 72 anni, lasciando di sé il ricordo della sua passione civile. L'Assessorato alla cultura del Comune di Gadesco Pieve Delmona, ha deciso di intitolargli un Premio letterario di narrativa.