Francesco Besso
Milanese di adozione, durante la Seconda guerra mondiale era stato chiamato alle armi e mandato nell'Egeo, a Rodi, come sergente del 27° Raggruppamento Artiglieria. Dopo l'armistizio fu catturato dai tedeschi, che avevano avuto la meglio su una breve, scoordinata resistenza tentata dalle truppe italiane. Rinchiuso in un campo di internamento dell'isola, Besso, mettendo a frutto le sue capacità di disegnatore satirico, si impegnò in un'attività di propaganda antinazista tra i suoi commilitoni prigionieri. Scoperto dai tedeschi, il giovane sergente fu processato, con l'accusa di aver oltraggiato Hitler, e condannato a morte. Neppure prima dell'esecuzione il suo sarcasmo venne meno. Alla richiesta se volesse esprimere un ultimo desiderio, si racconta rispondesse: "Certo, vorrei che mi faceste vedere un po' di pane".
Questa la motivazione della Medaglia d'oro alla memoria di Francesco Besso: "Alla data dell'armistizio dell'8 settembre 1943, dopo avere strenuamente combattuto contro i tedeschi, cadeva prigioniero del nemico. Malgrado promesse e minacce rifiutava sdegnosamente di collaborare con l'avversario ed esortava i suoi compagni a sopportare gli stenti e le privazioni della prigionia. Sfruttando le sue capacità artistiche di disegnatore, faceva propaganda antitedesca con disegni caricaturali che mettevano in ridicolo capi e forze armate nazifasciste. Scoperto per vile delazione, veniva processato per disfattismo e condannato a morte. Dinanzi al plotone di esecuzione dileggiava ancora il nemico e con il sorriso sulle labbra, al grido di " Viva l'Italia!" cadeva fulminato. Il suo fiero contegno suscitava l'ammirazione dei suoi stessi carnefici".