Francesco Gallo
Interrotti gli studi e arruolatosi nei carabinieri nel 1925, aveva partecipato alla guerra d'Etiopia e, nel 1939, all'occupazione dell'Albania. L'8 settembre del 1943, Gallo che aveva raggiunto il grado di maresciallo capo dell'Arma, si trovava a Dobrota, nei pressi di Cattaro (Dalmazia). Con l'armistizio si pose al sottufficiale, come a tanti altri militari lasciati in balia degli eventi senza istruzioni precise, il problema del che fare. Gallo si schierò contro i tedeschi. Catturato di lì a poco, il maresciallo fu internato in un campo di concentramento locale. Qui cominciò subito l'opera dei carcerieri per convincerlo a collaborare con i neofascisti in cambio del rimpatrio immediato e vantaggi di carriera. Gallo non solo non venne a compromessi, ma continuò ad incoraggiare i compagni di prigionia a resistere e a non collaborare con i tedeschi. Per questo suo atteggiamento, il sottufficiale fu sottoposto a vessazioni e privazioni inenarrabili. Per sette mesi, nonostante fosse ormai in precarie condizioni fisiche, Gallo seppe resistere a lusinghe e minacce, finché privato di qualsiasi assistenza sanitaria, fu lasciato morire di fame e di stenti.