Germano Giovannini
Non era ancora diciottenne quando, dopo l'armistizio, decise di entrare nelle file del movimento partigiano. Gli fu così affidato il compito di trasportare, da Bologna, armi e munizioni nelle località del circondario dove le prime formazioni combattenti stavano costituendo le loro basi. Nei primi giorni del febbraio 1944, il ragazzo, d'accordo col Comando partigiano, lasciò Bologna e raggiunse la 36a Brigata Garibaldi. Dopo due settimane, il distaccamento al quale Germano era stato aggregato, fu sorpreso da un rastrellamento in località Palazzolo. Trinceratosi con altri tre partigiani in una casa, Giovannini protesse sino all'ultimo lo sganciamento dei suoi compagni. Catturato dai fascisti, il ragazzo fu tradotto come ostaggio nella caserma della Brigate Nere di Imola e poi trasportato nelle carceri di San Giovanni in Monte, a Bologna. Di qui, dopo alcuni mesi, fu trasferito nel carcere di Castelfranco Emilia. In autunno, quando il penitenziario fu colpito da un bombardamento, il giovane partigiano, riuscito a fuggire, si aggregò alla 7a Brigata GAP di Monte San Pietro, che fu presto coinvolta nei combattimenti di Rasiglio, una località del Comune di Sasso Marconi. Germano Giovannini, cadde con le armi in pugno. Altri tredici partigiani, catturati dai tedeschi a conclusione dello scontro, furono fucilati al cavalcavia di Casalecchio di Reno.