Giacomo Rossino
Cresciuto in una famiglia di piccoli proprietari attivi nell'Azione Cattolica, dopo l'8 settembre 1943 Giacomo Rossino raggiunse una formazione partigiana che operava oltre il Tanaro e nelle Langhe. Nel dicembre del 1944, il giovane contadino era tra i combattenti della Divisione Autonoma "Asti", impegnata contro forze repubblichine preponderanti. Si offrì volontario per andare a cercare l'aiuto di altre formazioni partigiane, ma cadde nelle mani delle camicie nere che, dopo averlo torturato, lo passarono per le armi. Questa la motivazione della massima ricompensa al valore conferita a Giacomo Rossino: "Sempre primo in ogni azione rischiosa, prendeva parte a tutti i combattimenti della sua formazione, distinguendosi in ogni occasione. Delineatosi un attacco nemico, portato a fondo per eliminare totalmente la Divisione, si offriva volontario per portare un messaggio di richiesta di rinforzi e pur di riuscire nello scopo attraversava senza esitazione e con sprezzo del pericolo una zona fortemente controllata dall'avversario. Sorpreso e catturato da una pattuglia di camicie nere, ingoiava il messaggio; ingiuriato e percosso sopportava da forte ogni maltrattamento chiuso in fiero silenzio, né si lasciava allettare da promesse di avere salva la vita qualora avesse accettato di passare al nemico, proposta fattagli dallo stesso avversario, ammirato di tanto coraggio e forza d'animo. Rifiutando sdegnosamente ogni compromesso, affrontava con eroica fermezza il plotone di esecuzione, che troncava la sua giovane vita offerta in olocausto alla Patria."