Giacomo Spada
Durante la transumanza, era solito guidare le mucche degli allevatori di Strembo (TN), dove abitava, sino agli alpeggi della Val Genova che, dopo l’8 settembre 1943, i tedeschi avevano inserito nella “Alpenvorland” (zona operazioni Prealpi).
Nei primi giorni del settembre 1944 alcune SS germaniche, che si spacciavano per disertori della Wermacht, ma che erano giunte in Val Genova per indagare sull’attività di alcuni patrioti che organizzavano la fuga, attraverso il Passo del Tonale, di soldati americani e inglesi oltre che di disertori germanici, si imbatterono nel pastore.
I finti disertori chiesero e ottennero generosa ospitalità nella baita di Spada, prima che lui li indirizzasse, su loro richiesta, verso il Tonale. Accomiatandosi, le SS chiesero l’indirizzo di Giacomo Spada a Strembo, per spedirgli, dissero, un regalo una volta giunti al sicuro.
In realtà a Strembo, il 27 settembre giunsero i nazisti che lo arrestarono con Adamello Collini, Bortolo Donati e Attilio Serini, sospettati di essere, con lui, gli organizzatori degli espatri clandestini di ex prigionieri alleati. Portato nella caserma di Pinzolo (TN), dopo qualche giorno Giacomo Spada fu avviato al campo di transito di Bolzano-Gries e di qui, il 20 novembre, caricato sulla tradotta per Mauthausen.
Giunto il convoglio quasi al confine dovette rallentare e due deportati di Saone (TN), certi Buganza e Speranza, ed altri prigionieri tentarono di convincere Spada a saltare dal vagone e a seguirli; ma lui non volle farlo, perché, disse i nazisti avrebbero perseguitato i suoi famigliari rimasti a Strembo; proseguì così il viaggio verso la morte.
Il 25 aprile 2002 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha decretato per Giacomo Spada la decorazione alla memoria; la motivazione recita: “Pastore degli alpeggi della Val Genova, durante l’ultimo conflitto mondiale, incurante del grave rischio personale, accompagnava militari sbandati e alleati in fuga verso i territori liberi. Catturato dai tedeschi veniva internato nel campo di Mauthausen e immolava la vita ai più nobili ideali di solidarietà umana”.