Giorgio Amendola
Dopo la morte in Francia (a causa dell'ennesimo pestaggio fascista subito a Montecatini) del padre Giovanni, Giorgio Amendola, liberale di sinistra, conclude gli studi in Legge e matura la sua adesione al Partito comunista. È il 1929. Nel '31 il "lavoro clandestino" lo porta in Germania, dove partecipa al IV Congresso comunista a Colonia. Quando rientra in Italia, prende contatti con esponenti del Partito socialista e di "Giustizia e Libertà". È arrestato a Milano nel giugno del 1932. Resta in carcere per pochi mesi e ne esce per l'amnistia del decennale, ma deferito al Tribunale speciale è condannato a cinque anni di confino a Ponza. Ne trascorrerà due in carcere, per aver diretto le agitazioni dei confinati che si erano rifiutati di salutare "romanamente".
Nel 1937 nuovo espatrio in Francia e poi in Tunisia.
Nel marzo del 1943 è, a Marsiglia, tra i firmatari per il PCdI del Patto d'unità d'azionecon il Partito socialista e "Giustizia a Libertà". Rientrato in Italia clandestinamente, Giorgio Amendola, nei giorni dell'armistizio, partecipa al tentativo della difesa di Roma. Entra poi tra i rappresentanti comunisti nel Comitato centrale di liberazione nazionale e nel comando militare ad esso collegato come comandante dei "garibaldini" (il più giovane fratello, Pietro, è tra gli organizzatori della Resistenza nel Lazio).
Nel maggio del 1944, Giorgio raggiunge Milano e, entrato nel Comando generale delle Brigate Garibaldi, svolge sino alla Liberazione attività di ispezione tra le formazioni partigiane delle diverse regioni ancora occupate.
Sconfitti i nazifascisti è nominato sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, prima nel governo Parri e poi, dal 21 giugno 1945 al 1° luglio 1946, nel governo De Gasperi. Sino alla sua morte (poche ore dopo Giorgio, sarebbe scomparsa anche sua moglie, Germaine Lecocq, conosciuta a Parigi durante l'esilio), Amendola condusse con vigore battaglie europeiste, per l'ammodernamento della politica in Italia, per il rinnovamento del PCI, contro il terrorismo degli anni settanta senza rinnegare mai le proprie responsabilità, come quella dell'ordine per l'azione di via Rasella dato ai GAP di Roma durante l'occupazione tedesca.
Tra le opere di Giorgio Amendola si segnalano i libri: Lettere a Milano del 1973, Intervista sull'antifascismo del 1976, Una scelta di vita del 1978 e Un'isola dell'anno della sua morte.