Giorgio Diena
Di famiglia antifascista, era studente al Politecnico di Torino. Nel 1941 ne fu espulso perché dichiarato di razza ebraica (il padre, Giuseppe, era infatti ebreo, mentre la madre - Elettra Bruno - era cattolica). Il 2 gennaio del 1942, Giorgio fu arrestato e incarcerato alle "Nuove" (col padre, poi morto in un Lager), con l'accusa di "disfattismo politico in tempo di guerra". Scagionato, tornò libero il 5 gennaio. Subito dopo l'armistizio, col più giovane fratello Paolo, era salito in montagna ed era entrato in una banda di "Giustizia e Libertà". Diventato (col nome di Giorgio Sala), comandante di distaccamento in Val Pellice, "Sala" passò poi in Val Chisone e di qui in Val Varaita, al comando di una compagnia del Genio. Commissario di guerra della II Divisione alpina GL del Cuneese, "Sala" ha partecipato, tra gli altri, agli scontri con i tedeschi al Ponte dei Chabriol (dove cadde il cugino Sergio Diena), e all'assedio vittorioso della caserma di Bobbio. Dopo la Liberazione, Giorgio Diena è stato attivo nel Partito d'Azione sino al suo scioglimento. Laureatosi in Ingegneria, divenne dirigente della Olivetti, lavorando a Ivrea, Napoli e Massa Carrara. Nel 2004 è stato tra i firmatari dell'appello (accolto), che le forze democratiche avevano rivolto al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, per il ripristino dei fondi per la commemorazione del Sessantesimo anniversario della Liberazione.