Giovanni Cerbai
Emigrato in Corsica nel 1929 con la famiglia, risiedette a lungo ad Ajaccio, dove si iscrisse al Partito comunista. Nell'ottobre del 1936 partì alla volta della Spagna, con un gruppo di antifascisti che accorrevano in difesa della Repubblica democratica. Sergente nella Brigata "Garibaldi", Cerbai partecipò a molti combattimenti contro i franchisti, finché fu ferito a Huesca. Ritornò al fronte appena si fu ristabilito, ma nel febbraio del 1939 dovette lasciare la Spagna con le Brigate Internazionali. Passato in Francia, fu internato nei campi di Saint-Cyprien, di Gurs e di Vernet. Lasciò Vernet quando, con la Francia occupata dai tedeschi, fu consegnato alla polizia italiana. Processato, Giovanni Cerbai fu condannato a quattro anni di confino e deportato a Ventotene. Liberato nell'agosto del 1943, il bracciante comunista fu tra i primi organizzatori della Resistenza in Emilia. Vice comandante della 62a Brigata "Garibaldi", Giannetto (questo il nome di battaglia di Cerbai), diresse con grande intelligenza ed audacia numerose azioni contro i nazifascisti. Verso la fine di ottobre del 1944, Giannetto ricevette l'ordine, dal Comando unificato militare dell'Emilia Romagna, di scendere a Bologna con tutta la 62a che, il 7 novembre, partecipò con la 7a GAP alla battaglia di Porta Lame, nel corso della quale fascisti e tedeschi ebbero circa duecento tra morti e feriti. Meno di un mese dopo Giannetto, che era tornato a Bologna per una missione, fu catturato dai fascisti che lo rinchiusero nel carcere di San Giovanni in Monte. Da quel momento, del comandante partigiano non si ebbero più notizie sicure. Si presunse che, prelevato dalla prigione il 10 febbraio 1945, Giovanni Cerbai fosse stato fucilato il giorno stesso alle Fosse di San Ruffillo. Il corpo di Giannetto non fu mai ritrovato e, subito dopo la Liberazione, il CUMER propose che alla sua memoria venisse concessa la Medaglia d'oro al valor militare. Soltanto nel 1968, l'allora Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat, firmò il decreto che suona: "Combattente di eccezionale entusiasmo e ardimento, entrato tra i primi nelle file partigiane, dava costante prova, in un lungo ciclo operativo, di coraggio, capacità e valore, assumendo incarichi sempre più impegnativi e riuscendo a risolvere brillantemente difficili situazioni operative. In occasione di un attacco in forze avversario contro la brigata ai suoi ordini, posti fuori combattimento quasi tutti i suoi uomini dopo furiosi scontri, continuava da solo, con leggendario eroismo, a fare fuoco, eliminando i nemici che tentavano l'assalto e permettendo così l'ordinato sganciamento dei superstiti e lo sgombero di tutti i feriti. Arrestato e sottoposto ad inumane sevizie, nulla rivelava che potesse tradire i suoi uomini e l'organizzazione partigiana, finché non veniva barbaramente trucidato dal nemico che ne occultava anche le spoglie. Nobile esempio di fierezza e di amor di Patria". A Giovanni Cerbai, il Comune di Bologna ha intitolato una via.