Giuseppe Battistessa
Nel 1939, appena quattordicenne, Giuseppe Battistessa dal suo borgo montano si trasferisce in città dalla nonna, entrando come operaio alle Officine Meccaniche Reggiane, dove viene in contatto con diversi lavoratori antifascisti, parecchi dei quali sono arrestati per attività cospirativa nel corso di quegli anni. Il giovane Giuseppe ha la sua prima esperienza di impegno civile e politico il 27 luglio 1943, quando esce dalla fabbrica insieme a centinaia di compagni per festeggiare la caduta di Mussolini. Il giorno dopo è testimone della repressione delle manifestazioni per la pace che, davanti alla Porteria nuova, provoca la morte di nove operai, tra cui una donna incinta, e il ferimento di altre decine.
In seguito al primo bombardamento di Reggio Emilia torna sui monti, dopo l’8 settembre resta nascosto qualche tempo per non obbedire alla cartolina precetto della RSI, poi entra nelle formazioni partigiane col nome di battaglia “Geppe”. Partecipa a numerose azioni, tra cui la difesa della Centrale di Ligonchio, alla liberazione di Reggio e fino al ’46 resta impegnato nella polizia partigiana.
Nel dopoguerra, Battistessa è funzionario del Pci nella zona montana e nel 1964, dopo anni di gestione democristiana, con la vittoria comunista alle elezioni amministrative, è eletto sindaco del suo paese, ruolo che ricoprirà per oltre un decennio fino al 1976.
Sensibile ai problemi del territorio montano di tutto l’Appennino reggiano, Giuseppe è poi sindaco anche nel Comune di Villa Minozzo (1979-’81) e animatore di tantissime iniziative dell’ANPI, sempre con particolare attenzione a quelle rivolte ai giovani. Dopo la sua morte l’amministrazione di Castelnovo ha intitolato alla sua memoria la sala del Consiglio comunale.