Giuseppe Gaeta
La memorialistica democratica e sulla Resistenza si è arricchita recentemente (novembre 2003) di un interessante volume delle Edizioni ComEdit 2000. Si tratta, appunto, dell'autobiografia di Giuseppe Gaeta, pubblicata nella collana "La memoria del Novecento" con il titolo Un proletario nella storia. La prefazione è di Mario Spinella e l'introduzione è di Adolfo Scalpelli. Le pagine di Spinella (scomparso nel 1994) fanno capire che il libro (c'è anche un'indicazione in tal senso) è la riedizione di un testo pubblicato, quasi clandestinamente, sul finire degli anni '70, con il titolo, ben più suggestivo, Un girovago nella storia. Una vicenda umana e politica nella quale la promozione sociale del protagonista - da sottoproletario, a operaio, a combattente antifascista, a dirigente comunista - si accompagna alle vicende dell'Italia prefascista, degli anni della dittatura, della lotta clandestina, dell'insurrezione armata, del dopoguerra. Così l'autore dice in prima persona della militanza nella Federazione giovanile socialista, dell'adesione nel 1921 al Partito comunista, della condanna a dodici anni di reclusione per cospirazione, riorganizzazione del partito comunista, propaganda sovversiva, inflitta (sentenza 130 del 10 novembre 1928) dal Tribunale speciale, degli anni nel carcere di Civitavecchia e di quelli (in vacanza, come ha detto di recente qualcuno), al confino di Ventotene. E poi gli anni da vigilato speciale, con diecine e diecine di arresti, sino al passaggio in clandestinità nel 1942. Ecco, quindi, l'arrivo di Gaeta a Milano per organizzarvi gli scioperi del marzo 1943, dopo aver ripristinato una stamperia in grado di riprodurre in migliaia di copie l'Unità clandestina. E poi l'arresto nell'aprile del '43, i pestaggi e le torture a San Vittore, le due condanne a morte cui Gaeta è sfuggito per la caduta del fascismo, avvenimento che non significa, però, per questo proletario, la fine della lotta. Ecco, infatti, Gaeta che, nelle file della resistenza piemontese, organizza il movimento partigiano come ispettore del Comando delle "Garibaldi". Ed ancora un arresto e una condanna a morte a Mantova, dove si salva grazie all'insurrezione partigiana. E poi, nell'Italia finalmente democratica, il lavoro di partito a Cremona, Frosinone, Bergamo, e nella sua Asti, dove il "girovago", dopo aver diretto una "Scuola di Partito" e dopo diverse esperienze d'amministratore pubblico, conclude i suoi giorni.