Giuseppe Sigismondi
Lavorava alla allora "Fiat-Aviazione" di Torino quando, nel 1923, fu licenziato. Militante comunista dal 1921, Sigismondi aveva partecipato allo sciopero indetto per protestare contro la decisione del governo fascista di abolire la Festa dei lavoratori. Ripresa l'attività politica clandestina, l'operaio antifascista fu arrestato nel 1927.
Quasi un anno di prigione e poi il proscioglimento per insufficienza di prove. Di nuovo arrestato nel 1934, Sigismondi fu assegnato al confino: ancora un proscioglimento per insufficienza di prove, ma la libertà l'ottenne solo alla fine del 1935. Nel 1938, per la terza volta incappato nella rete della polizia del regime, Sigismondi fu deferito al Tribunale speciale, che lo condannò a due anni di reclusione e che lo fece poi confinare all'isola di Ponza.
Caduto il fascismo, l'ormai anziano operaio prese parte alla Guerra di liberazione nelle file della Resistenza piemontese. Dopo il 25 aprile 1945, Giuseppe Sigismondi ha svolto attività sindacale nella CGIL e politica nel PCI.