Gustavo Ribet
Cresciuto in una famiglia valdese molto patriottica (il padre, ufficiale di carriera, era caduto durante la Prima guerra mondiale, meritando una Medaglia di bronzo, tre d'argento e la massima decorazione al valore), Gustavo era entrato, a diciannove anni, all'Accademia di Artiglieria e Genio di Torino. Nel 1935, tenente, aveva combattuto in Africa orientale e tra il 1937 e il 1939, al comando di reparti di artiglieria someggiata, era stato decorato di croce di guerra e di Medaglia d'argento. Prima del Secondo conflitto mondiale, aveva avuto modo di frequentare l'Istituto superiore di guerra e di laurearsi in Scienze politiche a Torino. Era poi stato mandato, nel 1942, in Jugoslavia, presso il comando dell'XI Corpo d'armata italiano. Catturato dai tedeschi dopo l'armistizio, Ribet riuscì a fuggire e a unirsi ai partigiani di Tito, per passare poi a militare nella Resistenza veneta. L'ufficiale raggiunse quindi Torino dove, nel gennaio del 1944, il Comando militare del CLN gli affidò la guida delle formazioni di "Giustizia e Libertà" operanti in Valle di Lanzo. Nel marzo dello stesso anno Ribet fu catturato in combattimento. Pesantemente percosso e torturato, fu imprigionato alle "Nuove" di Torino per quattro mesi e poi deportato in Germania. Era destinato a Mauthausen, ma in seguito ai bombardamenti degli aerei angloamericani venne dirottato al campo di lavoro di Gaggenau, presso Darmstad. Liberato grazie ad uno scambio di prigionieri, nel dicembre del 1944 ecco Ribet di nuovo a Torino. Ma qui è troppo conosciuto e il CLN decide di mandarlo a Milano dove, è il febbraio del 1945, assume il comando delle formazioni GL lombarde sino alla Liberazione. Sarà lui a presiedere, sino al 1947, la Commissione regionale lombarda per l'attribuzione delle qualifiche di partigiano. Ribet, promosso maggiore per meriti di guerra e poi tenente colonnello, abbandona la carriera militare. Si dedica, con successo, all'attività di dirigente industriale; si occupa, con incarichi al massimo livello, della Chiesa valdese. In occasione delle elezioni del 1953, dà il suo appoggio alle liste di "Unità Popolare". Dal 1960 al 1970 è a capo dell'Amministrazione del Comune di San Germano Chisone.