Jolando Masnaghetti
Nella sua casa di Sesto Calende, Masnaghetti aveva sempre conservato, come gli oggetti tra i suoi più preziosi, due Croci di guerra e quella medaglia, con la stella garibaldina e il nastrino tricolore, che gli era stata consegnata, insieme a un foglio di carta tipo pergamena. Il foglio era a stampa, ma il nome appariva in bella scrittura a mano. Il foglio diceva: «Diploma di Medaglia Garibaldina concesso a Jolando Masnaghetti in riconoscimento del valore militare e del grande amore di patria dimostrati combattendo, nelle Brigate d'assalto "Garibaldi", la guerra di liberazione nazionale contro i tedeschi e contro il fascismo». In calce, con la data dell'8 settembre 1947, le firme del comandante generale delle Brigate d'assalto Garibaldi, Luigi Longo, e del loro commissario politico, Pietro Secchia. Masnaghetti, quando rileggeva quella motivazione, non poteva non tornare agli anni lontani nei quali, operaio alla Siai Marchetti – l'azienda che allora contava più di settemila dipendenti – era stato tra i primi organizzatori delle Squadre d'Azione Patriottica operanti nel Varesino. Lo turbava, però, il ricordo di Ezio Mazzoleni, il suo giovane compagno che i fascisti avevano catturato mentre, con un gruppetto di patrioti (tra i quali c'era anche il fratello di Jolando, Livio), si apprestava ad attaccare il presidio fascista di Ternate. I fratelli Masnaghetti (Jolando con una ferita da pallottola alla coscia), erano riusciti ad eclissarsi; Mazzoleni, il giorno successivo, dopo bestiali sevizie, era stato fucilato. Fu così che Jolando Masnaghetti, attraversato in barca il Ticino, era passato in Val Sesia e si era unito, era il 20 giugno del 1944, ai partigiani di Cino Moscatelli. Si era subito distinto e – nella sfortunata battaglia di Gravellona del 12 settembre 1944, nella quale caddero trentadue partigiani – aveva combattuto al comando di una squadra della VI Brigata Garibaldi "Nello". Quello scontro consentì tuttavia alla appena proclamata "Repubblica dell'Ossola" di consolidarsi. Altri ne seguirono, a mano a mano che si avvicinava il giorno della Liberazione: a Quarna, a Romagnano Sesia, a Fara, a Borgosesia. E, finalmente, il pomeriggio del 28 aprile 1945, il trionfo, in Milano liberata, con i partigiani della Val Sesia e dell'Ossola. Poi il ritorno al lavoro – non senza difficoltà perché la fabbrica era in crisi – la fondazione della sezione ANPI di Sesto Calende, che ha presieduto, la pensione e, fino alla fine, il costante impegno a tenere alti i valori della Resistenza.