Leo Massari
Leo Massari “Bulin” nasce in una famiglia numerosa di contadini, afflitta dalla miseria, dove non si possiede neppure una bicicletta. Nella primavera del 1943 è richiamato alle armi e presta servizio nell’89° reggimento fanteria della 5ª Divisione Cosseria, a Bolzaneto di Genova.
L’8 settembre la caserma, con tremila soldati, è attaccata dai tedeschi che esigono la consegna delle armi: dopo un tentativo di difesa, che vede Massari far fuoco con la mitragliatrice 8 mm dal suo posto di guardia, i militari italiani si arrendono ai colpi di mortaio avversari.
Nel timore della deportazione in Germania, Leo si procura degli abiti borghesi e riesce a tornare a casa in treno. Dopo aver risposto al bando dell’esercito repubblichino per paura di rappresaglie sulla famiglia, a novembre Massari fugge, si mette in contatto con i partigiani, è condotto al comando di Castel San Giovanni (Piacenza) e inizia a combattere i nazifascisti.
Una serie di massicci rastrellamenti costringe il suo gruppo a una fuga di 25 giorni attraverso l’Appennino piacentino, fino a Santo Stefano Ligure. Dopo lo sbandamento che dura tutto l’inverno, “Bulin”, con due compagni compaesani, torna verso Piacenza e Reggio Emilia evitando posti di blocco, guadando fiumi e torrenti, attraversando monti e boschi stracolmi di neve.
Ricercato dai fascisti non può trattenersi a casa a lungo e, insieme al fratello minore, si unisce al distaccamento volante 77ª brigata SAP, sotto il comando di Sergio Fontanesi “Mauser”. Leo Massari partecipa a numerose azioni nella zona di Massenzatico contro le brigate nere, ricevendo e distribuendo le armi dei lanci notturni dagli aerei angloamericani.
Il 23 aprile 1945 prende parte alla battaglia di Fosdondo per la liberazione di Reggio: appostato con la fedele mitraglia (cui ha dato persino il nome, la Fernanda) in località San Prospero, riesce a bloccare la strada di Correggio a una colonna di rinforzi fascisti e tedeschi, sparando fino all’ultimo colpo, con le mani bruciate dal calore, e poi ritirandosi.
L’indomani, “Bulin” e i Partigiani entrano nella città liberata accolti dalla popolazione in festa. Nel dopoguerra, Leo Massari e sua moglie Nora hanno gestito un negozio di frutta e verdura al mercato coperto del centro di Reggio Emilia.