Leo Negro
Figlio di Antonio Negro, quando il padre si trasferì a Milano e poi all'estero per sottrarsi alle persecuzioni dei fascisti, Leo con gli altri familiari trovò rifugiò presso i nonni paterni a Limite sull'Arno. Assunto come operaio ai Cantieri Picchiotti, nel 1935 il giovane aderì al Partito comunista clandestino e si diede ad organizzare l'attività sindacale nei Cantieri. L'anno dopo fu arrestato, condannato e licenziato dall'azienda. Riuscito ad entrare alle Officine Galileo di Firenze, vi riprese l'attività politica clandestina.
Durante i 45 giorni del governo Badoglio, Leo Negro ebbe il ruolo di vice delegato della Zona sindacale di Empoli e, dopo l'8 settembre 1943, prese parte alla Guerra di liberazione. Membro del direttivo comunista empolese, il giovane operaio fu chiamato dal suo partito a Firenze, per assolvervi incarichi sindacali e militari.
Dopo la Liberazione, Leo Negro fu tra gli organizzatori della Camera del Lavoro fiorentina e fu sindaco di Capraia-Limite dal novembre del 1944, quando i tedeschi si erano ritirati da due mesi verso il Nord. In quel periodo, Leo convinse gli operai dei cantieri e delle aziende della zona a prestare volontariamente e gratuitamente la loro opera per la ricostruzione. Nacquero (proprio con Negro sindaco) un ospedale, due nuovi panifici, la stazione dei CC e nuovi organismi come la Cooperativa artieri, una Società di pubblica assistenza, una squadra di calcio, la Società canottieri. In seguito Leo Negro ha ricoperto importanti incarichi nel movimento cooperativo toscano e nazionale.