Lidia Beccaria Rolfi
Cresciuta in una famiglia di contadini, terminati gli studi alle magistrali, Lidia aveva cominciato ad insegnare in una scuola elementare della Val Varaita. Al momento dell'armistizio aveva preso contatti con la Resistenza e, il 3 dicembre 1943, diviene staffetta della 15ma Brigata dell'XI Divisione Garibaldi col nome di battaglia "maestrina Rossana".
Non ha ancora compiuto diciannove anni quando, nel marzo 1944, i fascisti la arrestano a Sampeyre. Verrà torturata per un giorno e una notte, portata davanti a un plotone di esecuzione e poi consegnata alla Gestapo. Incarcerata a Saluzzo per un breve perioso, viene trasferita alle “Nuove” di Torino. È il 27 giugno quando la "maestrina Rossana" parte con altre 13 deportate, via Bolzano, per il lager di RavensbrŒck, dove sarà immatricolata col numero 44140 e dove rimarrà sino al 26 aprile 1945. Liberata dagli Alleati, rientra in Italia il 1° settembre 1945.
Nel dopoguerra (sposata Rolfi) sarà consigliere comunale e assessore, e affiancherà al lavoro di insegnante nella scuola elementare, e a quello di docente di pedagogia all'Istituto Magistrale, un'intensa attività di testimonianza sulla Resistenza e sui campi di sterminio (ha lavorato anche per l'Istituto storico della Resistenza di Cuneo e per l'Associazione nazionale ex deportati). Della "maestrina Rossana" restano decine di libri, articoli, registrazioni. Tra le pubblicazioni ricordiamo soltanto Le donne di RavensbrŒck. Testimonianze di deportate politiche italiane del 1978 (scritto con Anna Maria Bruzzone); Il dovere di raccontare, il dovere di sapere, del 1985, fino all'ultimo L'esile filo della memoria, del 1996. Nel 1997 uscì postumo Il futuro spezzato. I nazisti contro i bambini con prefazione di Primo Levi.
(b.b.)