Lino Binel
È stato una delle figure più importanti dell'antifascismo valdostano. A Milano, dove si laureò in Ingegneria, aveva preso i primi contatti con gli oppositori del regime fascista. Convinto autonomista, quando tornò in Valle d'Aosta, esercitò una particolare influenza sui giovani della zona, che lo ammiravano anche per le sue prestigiose imprese alpinistiche (non a caso, una punta del massiccio del Bianco porta il nome di Binel).
Esponente dell'organizzazione regionalista e antifascista "Jeune Vallée d'Aoste", dopo l'8 settembre 1943 a lui guardavano i valdostani che volevano "fare qualcosa". Fu Binel a prendere i primi contatti con i comunisti della Valle, a organizzare le prime riunioni clandestine che vedevano insieme uomini di sinistra e conservatori, parroci e contadini, aristocratici e impiegati.
Per essersi esposto troppo, già alla fine di novembre del 1943 fu arrestato. Uscito dalla prigione a Natale, Binel riprese subito l'attività clandestina, ma il 17 maggio del 1944 fu di nuovo incarcerato col notaio Emilio Chanoux. Ambedue furono barbaramente torturati nella caserma della Polizia fascista di Aosta. Chanoux non resse alle sevizie e morì il giorno dopo, mentre (grazie alla sua forte fibra), Binel sopravvisse. Il 13 giugno riuscì anche a comunicare ai compagni della Resistenza che il giorno seguente sarebbe stato tradotto a Torino, per essere poi deportato in Germania.
Per lo scarso tempo a disposizione, i partigiani comandati da Luigi Ravenni non riuscirono a portare a buon fine l'assalto al treno che avevano progettato e Binel finì nel lager Olga C. (campo per partigiani), di Tatenfus-Baden, dove rimase fino al termine del conflitto, riuscendo ancora una volta a sopravvivere grazie al fisico eccezionale.
Dopo la Liberazione, Binel ha ripreso il suo impegno per i diritti autonomistici valdostani. Consigliere nel primo Consiglio regionale della Valle d'Aosta, è stato candidato alla Camera per lo schieramento delle sinistre nelle elezioni del 1953. Nel 1974 fu tra i fondatori dell'Istituto Storico della Resistenza in Valle d'Aosta. Per ricordarlo, una via del capoluogo è stata intitolata a Lino Binel. Porta il suo nome anche una palestra molto attiva.