Lionello R. Levi Sandri
Lionello Levi Sandri, figlio di un professore di latino e greco, studia diritto a Milano per poi laurearsi a Pisa nel 1932. Negli anni successivi entra per concorso nei ranghi di quello che diventerà nel dopoguerra il ministero del Lavoro. Trasferito a Roma alla fine degli anni Trenta, assume la docenza in Diritto del lavoro alla Facoltà di Giurisprudenza ed Economia e commercio, avendo tra i suoi allievi Vittorio Bachelet e pubblicando testi fondamentali sulla legislazione sociale. Richiamato alle armi nel maggio 1940 come tenente d'artiglieria, è inviato in Libia dove riceve un addestramento che gli tornerà utile nella lotta di Liberazione.
Con l'armistizio dell'8 settembre 1943 si trasferisce con la famiglia a Bienno (BS), prendendo contatto con Luigi Ercoli e Costantino Coccoli, tra gli iniziatori del movimento partigiano in Val Camonica. Entrato in clandestinità, col nome di battaglia “Capitano Sandro” organizza e prende parte con i distaccamenti della futura Brigata Fiamme Verdi “Lorenzini” a una serie di azioni in Media Valle. Tra queste, l'assalto al presidio della GNR di Bienno: travestiti da tedeschi, in sette catturano 21 militi fascisti senza sparare un colpo, impossessandosi di armi e materiali. A luglio '44 diviene vicecomandante e commissario politico della Divisione Fiamme Verdi “Tito Speri”, appena costituita. In qualità di ufficiale di collegamento svolge in autunno una delicata missione a Milano dove incontra per la prima volta Ferruccio Parri. Poi, il 10 ottobre, parte per raggiungere l'Italia liberata, prendere diretto contatto con gli Alleati e persuaderli a sostenere il movimento di Liberazione in Val Camonica. Raggiunta Roma non senza difficoltà, il 13 dicembre, incontra Umberto di Savoia al Quirinale e stringe rapporti con l'OSS (il servizio segreto militare americano), riuscendo a ottenere concrete promesse di aiuto. Dopo un breve addestramento, il 13 febbraio 1945 è paracadutato nella zona del Passo del Mortirolo, dove assume il comando dei partigiani lì stanziati. Alla guida di 220 uomini conduce le due vittoriose battaglie del Mortirolo contro i nazifascisti – tra il 22 febbraio e il 29 aprile '45 – guadagnandosi la Medaglia d'Argento al Valor Militare. Subito dopo la conclusione del conflitto Levi Sandri resta qualche tempo in Alta Valle per fornire il suo contributo alla ripresa della vita economica e sociale.
Nel dopoguerra è consigliere comunale a Brescia per il partito socialista (1946-51) e più volte capo di gabinetto al dicastero del Lavoro e a quello dei Trasporti (con i ministri D'Aragona, Romita, Fanfani, Vigorelli). Nel frattempo è nominato al Consiglio di Stato (1948) – facendo parte nel '49 della Sezione speciale per l'epurazione – del quale diverrà presidente nel 1979-80 ed emerito nel 1981. La carriera di Levi Sandri come giudice amministrativo è intervallata dall'esperienza – tra il 1961 e il 1970 – come Commissario e poi vicepresidente (dal 1967) della Commissione delle Comunità Europee, con delega per il settore sociale. Nel 1981 è chiamato dal Presidente del Consiglio Arnaldo Forlani a far parte della commissione di saggi incaricata di far luce sulla loggia massonica P2.
Levi Sandri ha dedicato gli ultimi anni della sua esistenza alla custodia e alla diffusione degli ideali e dei valori resistenziali. Dal marzo '83 al 1991 è stato presidente della Fondazione C.V.L. (Corpo Volontari della Liberta); nel settembre 1984 convocò il primo incontro nazionale dei comandanti partigiani, a Bassano del Grappa, al quale intervenne anche l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini. (D.D.P.)