Luigi Ercoli
Appena diplomato aveva aperto uno studio tecnico, la cui attività s'interruppe dopo l'8 settembre 1943. Già impegnato nell'Azione Cattolica, il giovane geometra fu tra i promotori della Resistenza in Val Camonica. Dopo aver cominciato con l'organizzare il passaggio in Svizzera di ex prigionieri alleati e di ebrei, Ercoli assunse il comando della Brigata Fiamme Verdi "Tito Speri", operante nella zona di Monte Bazena. Trasferitosi a Brescia su disposizione del Comando divisionale, Ercoli divenne responsabile del servizio di informazioni e dell'intendenza della Divisione, curando la diffusione del giornale clandestino Il ribelle.
Catturato nella casa del professor Costantino Coccoli, (per delazione, come ha sempre sostenuto la maestra Angela Tomasi, che fu giovane e audace staffetta partigiana delle "Fiamme Verdi" e che è mancata nel 2005 ad Edolo, all'età di 86 anni), Luigi Ercoli fu rinchiuso dalle SS nelle carceri giudiziarie di Brescia. Era il 30 settembre 1944. Per quasi due mesi, il giovane comandante partigiano fu sottoposto ad estenuanti interrogatori e ad atroci torture, senza che i nazifascisti riuscissero a strappargli notizie sulle formazioni partigiane operanti nelle vallate bresciane e della Bergamasca. Quando, il 21 novembre, Ercoli fu tradotto nel campo di concentramento di Bolzano era, fisicamente, in condizioni pietose. Deportato nel lager di Mauthausen e di qui in quello di Melk, vi morì di fame e di freddo.
Nel paese dove Luigi Ercoli era nato, gli hanno intitolato una strada.