Luigi Frausin
Aveva aderito giovanissimo alla Gioventù socialista, divenendone uno dei dirigenti triestini. Dopo aver partecipato alle lotte degli operai del Cantiere San Rocco, Luigi Frausin diventò uno dei principali dirigenti del movimento operaio di Monfalcone. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito comunista nella Venezia Giulia e si oppose allo squadrismo fascista. Licenziato per rappresaglia dai Cantieri navali, fu costretto ad espatriare per sottrarsi alle persecuzioni. Il 1927 lo vede partecipe della rivolta operaia di Vienna e nel 1928, in Lussemburgo, dove lavora nelle miniere, Frausin organizza gli operai italiani lì emigrati. Dal 1929 il carpentiere, che è diventato un membro dell'apparato comunista italiano all'estero, fa la spola con l'Italia per organizzarvi il movimento clandestino, soprattutto a Trieste e in Slovenia. Chiamato a far parte del Comitato centrale del PCI nel 1930, Frausin è arrestato dalla polizia italiana nel marzo del 1932. Il 20 settembre 1933 è condannato a dodici anni di reclusione. Esce di carcere, per amnistia, nel 1937, ma soltanto per essere avviato al confino a Lipari e a Ventotene. Messo in libertà alla caduta del fascismo, Frausin torna nella Venezia Giulia e si dà subito all'organizzazione della lotta armata. Già l'8 settembre 1943, in un comizio a Muggia, incita i lavoratori a prendere le armi contro tedeschi e fascisti e, subito dopo, comincia la difficile opera per realizzare l'unità antifascista tra lavoratori italiani e sloveni. È Frausin (nome di battaglia "Franz"), il promotore del CLN triestino (che realizza un non facile accordo col Fronte di liberazione sloveno) ed è lui che organizza i primi GAP a Trieste e a Monfalcone. Mentre la lotta antinazista si fa sempre più cruenta, il dirigente comunista si adopra, in riunioni a Padova e a Milano, perché italiani e sloveni si uniscano contro il nemico comune. Il 24 agosto 1944, (per una "soffiata", la cui responsabilità alcune voci attribuiscono ad elementi slavi, che sarà ripresa anche nella motivazione della MdO a Frausin, ma che non sarà mai provata), i fascisti dell'Ispettorato Speciale di PS, noto anche come "banda Collotti", sorprendono Luigi Frausin e, dopo averne arrestato anche il nipote Giorgio, consegnano entrambi ai tedeschi. Nelle cantine del Comando delle SS, in piazza Oberdan, Luigi e Giorgio Frausin sono sottoposti a tortura, ma non parlano. Saranno eliminati nella Risiera di San Sabba, nei primi giorni di settembre. Con loro morirà anche un altro valoroso dirigente comunista: Antonio Vincenzo Gigante, da pochi giorni subentrato a "Franz". La motivazione della massima ricompensa al valore alla memoria di Luigi Frausin dice: "Patriota di sicura fede, già duramente provato per la sua dedizione all'Italia ed alla Libertà, subito dopo l'armistizio si distingueva in Trieste nell'organizzare la resistenza contro l'invasore tedesco. In circostanze pericolose e nell'esecuzione di temerarie azioni, forniva sicure prove di valore. Caduto in mani tedesche per delazione slava, lungamente e barbaramente torturato, nulla rivelava sulla organizzazione partigiana, sempre mantenendo nobile e fiero contegno. Prelevato dal carcere dai nazisti fu nuovamente seviziato e messo a morte". Luigi Frausin aveva un solo figlio, Mario, anche lui morto per la libertà. Mario Frausin, infatti, era vice comandante di un battaglione partigiano. Catturato dai nazisti e deportato a Dachau non ha più fatto ritorno. Anche un suo cugino, Giorgio De Marchi, è caduto combattendo nella Guerra di Liberazione. Molti storici della Resistenza nel Friuli Venezia Giulia si sono occupati dell'esemplare figura di Luigi Frausin. A Trieste, per ricordarlo, gli hanno intitolato quella che un tempo si chiamava Via delle Scuole nuove.