Luigi "Gino" Cortese
Luigi Cortese, per tutti Gino, nasce a Caltanissetta il 4 luglio 1920.
Il padre Enrico era proprietario immobiliare, la madre Emilia Romano figlia di commercianti. Nella cittadina siciliana degli anni 30 del secolo scorso secolo potevi incontrare numerosi intellettuali di idee democratiche e antifasciste che operavano nel mondo della scuola: Luca Pignato, il futuro rettore dell’Università di Padova Concetto Marchesi, Luigi Monaco, lo scrittore Vitaliano Brancati.
Gino Cortese, da studente liceale insofferente alla retorica fascista inizia a coltivare letture e studi della filosofia marxista e, insieme a Leonardo Sciascia, è autore di clamorose beffe nei confronti del fascismo, spacciando discorsi di Stalin o o Dimitrov per scritti di Mussolini e del gerarca Achille Starace, un fissato di uniformi e pratica ginnica.
Cooptato da Calogero Boccadutri “Liuzu”, figura leggendaria dell’antifascismo nisseno, collabora con la cellula clandestina del Pci, dove incontra, tra gli altri, Emanuele Macaluso, che poi diverrà dirigente nazionale Cgil e del Pci; Gaetano Costa, in seguito Procuratore della Repubblica di Palermo ucciso dalla mafia nel 1980, e Pompeo Colajanni, futuro comandante partigiano con il nome di battaglia di “Nicola Barbato”, che lo iscriverà al partito.
Nel 1943, richiamato alle armi e dislocato a Parma, come sottoufficiale del Reggimento Guide, Gino Cortese prende contatto con gli antifascisti del luogo e stampa, in modo ardimentoso, addirittura in caserma, il numero unico de “Il Nuovo Piccone. Organo di agitazione rivoluzionaria antifascista”.
Il 9 settembre 1943 partecipa, a Villa Braga, alla prima riunione costitutiva della Resistenza antifascista che sancisce l’inizio della lotta armata al fascismo.
Nonostante sia appena 23enne e non conosca il territorio, riceve l’incarico di organizzare la Resistenza in Val d’Enza. In breve diventerà il commissario “Ilio”, commissario politico della 47ª Brigata Garibaldi (la Brigata dalla “testa calda”) e poi della Divisione Ottavio Ricci; tenendo i contatti con i comandi Alleati. Saranno mesi durissimi, ma Gino sa sostenere e proteggere i compagni.
Anche Gino verrà ferito, catturato e condannato a morte; si salverà grazie al bombardamento del carcere di Parma.
Il 25 aprile del 1945 alla testa della brigata che libererà Parma.
Tornato in Sicilia si darà all’organizzazione del Pci nel Nisseno. Eletto deputato all’ARS, l’Assemblea Regionale Siciliana, il più antico parlamento in Italia, per 5 legislature, dal 1947 al 1967, diverrà capogruppo del Pci.
Nel dopoguerra cominciano subito anni difficili e di lotta per le terre.
Arrestato, nell’agosto 1948, insieme a tutto il gruppo dirigente del Pci e del sindacato di
Caltanissetta per la partecipazione a una manifestazione antifascista, sconterà quasi un anno di detenzione. Come parlamentare, presenterà numerosi disegni di legge riguardanti: il settore minerario, l’agricoltura, l’industria, l’istruzione.
Si distinguerà per capacità organizzative e vis oratoria.
Laureatosi in Filosofia, e lasciato l’impegno politico, insegnerà all’Università di Palermo fino al 1977, svolgendo numerosi corsi su Storia della Resistenza, e sulla Mafia.
Lasciato l’insegnamento per motivi di salute, Gino Cortese morirà a Palermo il 4 giugno 1989.
[Testo di Enrico Cortese]
Due libri ripercorrono l’intensa vicenda biografica di Gino Cortese, scritti e curati dal figlio Enrico: “Storia di un partigiano” per Salvatore Sciascia editore e “Straordinarie. Le lettere delle donne del Pci a Gino Cortese”, Navarra editore. Anche due romanzi sono stati dedicati al commissario Ilio: “La” Quarantasettesima” di Ubaldo Bertoli, pubblicato nel 1960, e “La Sentenza” di Valerio Vares.