Luigi Porcari
Dopo una prima giovinezza all’insegna di un ribellismo istintivo, resta profondamente colpito dall’esperienza delle Barricate a Parma nell’agosto del 1922, momento esaltante in cui gli Arditi del Popolo di Guido Picelli impediscono il passaggio delle camicie nere nell’Oltretorrente e nei Borghi parmigiani. Da quel momento il ribellismo individuale diventa lotta politica di classe e Porcari, nel 1924, si iscrive alla Federazione Giovanile Comunista di Parma. Nel 1925 viene scelto per partecipare al primo corso di formazione clandestino per i membri delle segreterie giovanili del Partito: sede “accademica” la Capanna Mara, sui monti intorno al lago di Como, tra i compagni di corso Luigi Longo e come unico docente d’eccezione Antonio Gramsci. Sottoposto all’inizio del 1927 a due anni di ammonizione in quanto “pericoloso per l’ordine nazionale”, viene arrestato alla fine dello stesso anno e definitivamente condannato dal Tribunale Speciale nel 1929 a una pena detentiva di 12 anni e 7 mesi. Nel corso dei quasi dieci anni effettivamente trascorsi in diversi penitenziari (tra i quali Volterra, Civitavecchia, Pianosa e Regina Coeli), per il fiero contegno adottato e le lotte per il miglioramento delle condizioni carcerarie, ricava il poco invidiabile primato di essere uno dei detenuti politici più puniti d’Italia. Immediatamente ripresa l’attività politica subito dopo il rilascio, svolge poi un ruolo di primo piano nella Resistenza in qualità di Commissario di Brigata, responsabile militare del Comando Unico del Nord Emilia (province di Parma, Reggio Emilia, Piacenza e Cremona) e poi responsabile del Comitato militare del CLN di Siena. Segretario delle Federazioni del PCI di Siena e di Parma, è stato infine dirigente nazionale del PCI e della CGIL. Doppia Croce di Guerra e Medaglia di Bronzo al valor militare. Le sue memorie di militante antifascista sono raccolte nel volume Così si resisteva, edito da Guanda nel 1974. La città di Parma gli ha intitolato una strada.