Manfredi Talamo
Nel giugno del 1938, l'ufficiale dei CC era stato assegnato al SIM (Servizio informazioni militari) e, prima che l'Italia entrasse nella Seconda guerra mondiale, si era occupato soprattutto della decifrazione di documenti sottratti alle ambasciate straniere. Durante la sua attività di controspionaggio, Talamo nell'estate del 1942, durante un'incursione nell'ambasciata svizzera, scoprì che l'addetto culturale tedesco Kurt Saurer era un doppiogiochista. La scoperta fece andare su tutte le furie il capo del servizio di sicurezza tedesco, l'ufficiale delle SS Herbert Kappler, che pretese dal colonnello Talamo, senza ottenerlo, il più completo riserbo sulla vicenda. Un anno dopo, con l'armistizio, l'ufficiale italiano - fedele al giuramento prestato - entrò nella Resistenza. Lavorò col Fronte militare clandestino guidato dal colonnello Montezemolo, ma il 5 ottobre cadde nelle mani dei tedeschi. Incarcerato e torturato, Talamo non parlò. Così Kappler, inserendo il nome dell'ufficiale del SIM tra quelli di coloro che sarebbero stati trucidati alle Ardeatine, ebbe modo di consumare la sua vendetta. La decorazione alla memoria di Manfredi Talamo, al quale a Roma è stato intitolato un Largo, recita: "Nell'assolvere delicate rischiose mansioni, eccelleva per rare virtù militari ed impareggiabile senso del dovere, rendendo al Paese, in pace e in guerra, servizi di inestimabile valore. Caduto in sospetto della polizia tedesca che ne ordinava l'arresto, sopportava stoicamente prolungate torture, senza svelare alcun segreto sulle organizzazioni clandestine e sui loro dirigenti. Condotto alla fucilazione, alle Fosse Ardeatine, dava sublime esempio di spirito di sacrificio, di incrollabile fermezza, di alte e pure idealità, santificate dal martirio e dall'olocausto della vita".