Marcello Marroni
Marcello Marroni nasce in una famiglia di emigrati in Argentina e torna in Italia, a Roma, per poter intraprendere il percorso scolastico che lo condurrà alla laurea in medicina. Nella Capitale comincia presto la sua attività antifascista stampando e diffondendo volantini antiregime con un gruppo di studenti comunisti del quale fanno parte anche Mario Mammuccari, Pietro Grifone, le sorelle Marturano, Cesira Fiori.
Scoperti dalla polizia politica, subiranno una durissima repressione. Marcello, arrestato nella primavera del 1933, è condannato dal Tribunale speciale per la difesa dello Stato a 5 anni di carcere. Sconta interamente la pena e viene rilasciato quando ha 26 anni.
Nel 1940, con la dichiarazione di guerra di Mussolini, Marcello entra in clandestinità nella struttura del Partito comunista e col nome di copertura Vittorio Balconi compie numerose missioni a Torino e Milano per ricostituire e collegare le cellule del partito. Dopo il 25 luglio del ’43 è inviato a Napoli per prendere contatti con gli Alleati.
Nel capoluogo campano – documenta Paolo Spriano nella sua Storia del partito comunista italiano – si ritrovano “provati dirigenti come Clemente Maglietta, il medico romano Marcello Marroni, Eugenio Reale, Ciro Picardi e due avvocati come Vincenzo La Rocca e Mario Palermo, difensori di comunisti davanti al Tribunale speciale”.
A settembre Marcello è tra i protagonisti delle 4 Giornate combattendo nei durissimi scontri a fuoco contro l’esercito tedesco. Resta nella città partenopea ancora altri mesi in qualità di segretario della Federazione locale del PCI e, insieme ai segretari di Bari e Palermo, Spano e Reale, il 19 dicembre del ’43 firma la richiesta agli Alleati per il rientro in patria di Palmiro Togliatti. Dello storico leader, approdato in Italia proprio a Napoli il 27 marzo ’44, diverrà strettissimo collaboratore fino alla Liberazione della Capitale, a giugno. E a Roma, sposato con Maria Antonietta Michetti, Marroni ha continuato a vivere e lavorare fino alla scomparsa.