Maria Pippan Nicoletto
A Brescia, dove Maria Pippan viveva, l'avevano affettuosamente festeggiata nel giorno del suo centesimo compleanno. Un omaggio sentito, per la sua età e, soprattutto, per l'impegno che ha sempre avuto, sin degli anni 30 del ventesimo secolo, nella battaglia antifascista. Emigrata in Francia con la famiglia, Maria si era, infatti, iscritta al Partito comunista che, nel 1931, la inviò in Italia per svolgervi clandestinamente attività antifascista.
Individuata dalla polizia, l'anno dopo la ragazza fu arrestata. Confinata a Ponza, poi in Sardegna, alle Tremiti e, infine, a Ventotene, nel 1934 fu condannata a quattro mesi di carcere dal Tribunale di Napoli e, nel 1935, ad altri otto mesi per attività antifascista svolta mentre era al confino. Le condanne non riuscirono a fiaccare Maria, che nel 1936 aveva sposato, proprio a Ponza, l'antifascista Italo Nicoletto.
Rilasciata dal confino, la giovane donna dovette espatriare per sfuggire a un nuovo mandato di cattura. Raggiunta la Francia, Maria Pippan Nicoletto vi riprese l'attività antifascista tra gli emigrati italiani. Nel 1942, per incarico del Centro estero del suo partito, rientrò in Italia per ricostituire, con altri compagni, la Federazione comunista di Brescia.
Dopo l'8 settembre 1943, Maria prese parte alla guerra di Liberazione nelle file della Resistenza bresciana e nel dopoguerra ha svolto a lungo attività nelle organizzazioni democratiche della provincia, impegnandosi particolarmente nell'ANPI.