Marino Dalmonte
Nella motivazione della ricompensa al valore che, nel 1968, è stata assegnata a Marino Dalmonte, si ricorda che"egli, anziché cadere nelle mani avversarie, preferiva perire tra le fiamme con il compagno, con l'arma in pugno, tramandando così ai giovani, con il supremo sacrificio, il più luminoso esempio di patriottismo, di coraggio e di amore per la libertà." Marino, subito dopo l'armistizio, era entrato nella Resistenza emiliana e si era distinto nelle numerosissime azioni compiute dal 7° GAP. Durante un rastrellamento operato dai tedeschi, il giovane si trovò bloccato all'interno di un caseggiato circondato dai nemici. Con un compagno resistette sino all'ultimo, infliggendo ai nazifascisti dure perdite. Quando i tedeschi videro vano ogni sforzo per costringere i partigiani alla resa, decisero di incendiare il fabbricato. Marino Dalmonte preferì morire arso vivo con il suo amico, piuttosto che arrendersi.