Mario Alberto Zingaretti
La biografia politica di Zingaretti è tutta percorsa, sino alla Liberazione (e anche dopo questa storica data) da arresti, aggressioni fasciste, carcerazioni. Nel 1911, giovane socialista finisce in carcere per aver contestato una manifestazione clerico-liberale in appoggio della guerra di Libia; tre anni dopo, con una trentina di giovani del PSI, prende parte alla manifestazione che darà il via alla "settimana rossa" di Ancona.
Prima della guerra 1915-18 è responsabile della Lega lavoranti sarti della CdL e, nell'estate del 1919, è tra i dirigenti dell'agitazione contro il caroviveri. Alla fine di quell'anno fonda il settimanale Bandiera rossa, attorno al quale si raccoglieranno le forze più progressiste delle Marche. Nell'aprile del 1920 dirige lo sciopero vittorioso, che durerà quasi un mese, di 150 lavoranti sarti di un'azienda di abbigliamento.
Nel giugno del 1920 finisce in carcere per quella che è ricordata come "la rivolta dei bersaglieri". Nel 1921, al Congresso socialista di Livorno, Zingaretti è tra i fondatori del PCdI e nel 1922, come segretario della CdL anconetana, è tra gli artefici della mobilitazione unitaria contro gli squadristi della città che gli devastano la casa ma non riescono, come vorrebbero, a catturarlo e linciarlo.
Processato per la mobilitazione antifascista e amnistiato, il 16 ottobre del 1922, non riesce a sfuggire ai fascisti che lo prelevano (ad Altidona, nell'Ascolano), dai parenti che è andato a salutare. Zingaretti, bastonato a sangue, è abbandonato in fin di vita in una scarpata. Si riprenderà e, a dicembre, sarà già a Fermo, a diffondere materiale di propaganda comunista. Nuova incarcerazione e nuovo proscioglimento.
Nel 1924, altra aggressione fascista nella sua casa di Ancona, dopo che i comunisti marchigiani sono riusciti a far eleggere deputato Albano Corneli, col quale Zingaretti aveva fondato Bandiera rossa. Il trasferimento a Roma per ragioni di sicurezza, diventa a questo punto inevitabile e, nella Capitale, Zingaretti si occupa del "Soccorso Rosso". Ma anche qui non sfugge alla persecuzione poliziesca. Con l'emanazione delle Leggi eccezionali, nel 1926 finisce al confino a Lipari e in carcere a Siracusa. Liberato nel dicembre del 1929, nell'estate del 1930 è incarcerato a Regina Coeli e quindi inviato per 5 anni al confino a Ponza, dove lo raggiungono la moglie e il figlio.
Tornerà ad Ancona soltanto nel 1937 e qui, quando scoppierà la Seconda guerra mondiale, sarà lui ad organizzare e unificare il movimento antifascista. Nel maggio del 1943 è arrestato con molti antifascisti anconetani, soprattutto di "Giustizia e Libertà", per colpa di un delatore. Dal carcere uscirà dopo la caduta di Mussolini e si darà subito a organizzare il suo partito nella provincia di Ascoli. È sempre lui che promuoverà la costituzione e lo sviluppo del CLN nella zona di Arcevia, Sassoferrato, Fabriano e che darà il via all'organizzazione della guerriglia.
Subito dopo la Liberazione, si farà altri 18 giorni di carcere, per aver fatto affiggere manifesti "senza autorizzazione" degli inglesi. Chiamato nel novembre del 1944 a reggere la segreteria della CdL di Ancona, Zingaretti manterrà l'incarico per circa un decennio, ricoprendo anche i mandati di consigliere comunale e di membro del Comitato federale del PCI.
Una via di Ancona porta il nome di Mario Alberto Zingaretti. Di lui si può leggere: Proletari e sovversivi. I moti popolari di Ancona nei ricordi di un sindacalista (1909-1924), a cura di Piero Rinaldo Fanesi e Massimo Papini.