Mario Fabiani
Militante dal 1929 dell'organizzazione comunista clandestina, nel 1931 Fabiani, per sfuggire alla polizia fascista, lasciò Empoli e si trasferì a Milano. Di qui passò clandestinamente a Parigi, dove entrò a far parte dell'apparato centrale del PCd'I. Durante gli anni della dittatura fascista ebbe modo di andare, per conto del suo partito, in Unione Sovietica, ma soprattutto di tornare a più riprese in Italia per organizzarvi la struttura antifascista in Lombardia, in Emilia e in Toscana. Sul finire del 1934, Mario Fabiani è arrestato a Bologna e deferito al Tribunale speciale che, il 24 gennaio 1936, lo condanna a 22 anni di reclusione. Nella motivazione della sentenza, si sottolinea che era riuscito "èa penetrare nei Sindacati fascisti, nel Dopolavoro, nelle associazioni sportive e culturali, ottenendo adesioni tra i giovaniè". Il dirigente comunista resterà in carcere sino al luglio del 1943, quando sarà liberato per la caduta di Mussolini. Nel settembre sarà già all'opera per organizzare il movimento partigiano in Toscana. Ispettore delle Brigate Garibaldi, Mario Fabiani cade nelle mani dei fascisti, ma riesce a liberarsi e a riprendere la lotta che si concluderà, nell'agosto del 1944, con la liberazione di Firenze e con la sua designazione da parte del CLN toscano a vice sindaco della città. Diverrà sindaco con le elezioni amministrative del 1946 e reggerà Firenze sino al 1951, quando sarà eletto presidente della Provincia. Senatore comunista dal 1963 alla morte, dal 1945 al 1948 Fabiani è stato direttore del quotidiano fiorentino Il Nuovo Corriere e poi condirettore della rivista La Regione. Ha fatto anche parte del Comitato direttivo dell'Istituto Storico della Resistenza toscana. Nel decennale della scomparsa di Mario Fabiani, Serena Innamorati ha pubblicato una sua biografia, promossa dall'amministrazione comunale di Firenze, corredata da un lungo testo-ricordo dell'amico fraterno di Fabiani, Romano Bilenchi. Lo scrittore ha intitolato il suo contributo Un comunista.