Massimo Montano
Era figlio di un piccolo commerciante che, dopo un periodo trascorso in Francia con la famiglia, era tornato in Italia, stabilendosi nel Vercellese, a Fontanetto Po. Massimo si era diplomato ragioniere al "Sommeiller" di Torino e, nel 1939, dopo aver frequentato il corso per allievi ufficiali, aveva preso servizio nell'11° Reggimento Alpini di stanza a Trento. Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, è mandato prima in Albania e poi in Francia. Al momento dell'armistizio si trova a Torino, nella caserma del "Nizza Cavalleria". Poco tempo prima aveva avuto modo di conoscere Paolo Braccini ed è proprio il professore che lo mette in contatto con il CLN piemontese. Montano, che opera per pochi mesi in collegamento con il Partito d'Azione e con il Partito socialista, finisce per essere arrestato, su delazione, nella sua abitazione di Torino. È il 29 marzo del 1944. Pochi giorni dopo è processato con gli altri membri del CMRP, caduti nelle mani dei fascisti singolarmente o durante l'irruzione nella sacrestia del Duomo di Torino. Massimo Montano, la cui moglie è in attesa di un bambino, sarà tra gli otto patrioti condannati a morte e fucilati a Poligono del Martinetto da un plotone della GNR. In occasione del Sessantesimo della Liberazione, l'amministrazione comunale di Fontanetto Po (che gli ha intitolato un corso, così come una via gli hanno intitolato a Moncalieri), ha celebrato solennemente la figura dell'eroe della Resistenza.