Matilde Bassani Finzi
Cresciuta in una famiglia di intellettuali ebrei antifascisti (Eugenio Curiel era suo cugino), amava ricordare: "ho succhiato latte e antifascismo". Al momento della laurea (le fu negata la lode perché ebrea), era in stretti rapporti con i professori Concetto Marchesi, Norberto Bobbio e Francesco Viviani, ai quali (proprio a loro, che le avevano "aperto la mente"), portava il materiale antifascista clandestino.
La notte dell'11 giugno 1943, Matilde (che la sera prima, con la triestina Laura Weiss un altro compagno, aveva affisso manifestini in ricordo di Giacomo Matteotti, nell'anniversario dell'uccisione del deputato socialista), finì in carcere. Liberata grazie alla caduta di Mussolini, riprese la sua attività di propaganda, ma quando con la costituzione del nuovo regime nazifascista di Salò ricominciarono gli arresti, la Bassani riuscì a fuggire e a raggiungere Roma, dove divenne una partigiana combattente audacissima.
Ferita dalle SS nel corso di una missione, ma riuscita a sfuggire alla cattura, di Matilde si occupò anche "Radio Londra" con la trasmissione di un racconto su di lei dal titolo "Un'insegnante combattente".
Dopo la Liberazione, Matilde Bassani, che il 9 aprile 1945 aveva sposato il partigiano Ulisse Finzi, si era trasferita a Milano. In tutti questi anni, attiva nell'UDI e in altre organizzazioni democratiche, ha continuato a mantenere frequenti contatti con gli antifascisti romani coi quali aveva combattuto; quando andava nella Capitale, non mancava mai di recarsi a porre dei fiori al Sacrario delle Fosse Ardeatine, dove, tra le altre vittime della strage nazista, riposa il suo compagno di lotta Aladino Govoni.