Michele Mancino
Mobilitato nella Prima guerra mondiale, al ritorno nella sua terra fondò la Sezione socialista di Genzano e guidò i lavoratori della Lucania nelle lotte di quegli anni. Dopo uno scontro cruento con gli squadristi al soldo degli agrari, che portò all'arresto di 87 lavoratori e in tribunale 43 di loro, Mancino fu condannato a 2 anni di carcere. Appena liberato, il bracciante fondò l'organizzazione lucana del Partito comunista e fu chiamato a dirigere la Federazione di Potenza. Ne era a capo anche quando furono promulgate le "leggi eccezionali", che lo indussero a continuare clandestinamente la lotta antifascista. Arrestato nel 1927 e condannato a 8 anni di reclusione, Mancino ne scontò 6 e, scarcerato, riprese subito la sua battaglia. Il 28 gennaio 1944 eccolo a Bari, al convegno del CLN, e poco dopo eccolo dirigere la nuova Federazione comunista di Potenza. Trasferitosi a Roma, Michele Mancino organizza la Federterra nazionale e nella primavera del 1945 è nominato dal governo "ispettore per gli ammassi". Propugnatore della costituzione dell'Ente di irrigazione apulo-lucano, Michele Mancino nel 1945 è anche tra i membri della Consulta nazionale. Nel 1947 è nominato segretario della Camera del Lavoro di Potenza e nel 1952 è eletto consigliere comunale e provinciale. Senatore comunista nel 1953, rieletto nel 1958, Mancino è stato anche, dal 1956 al 1960, sindaco del suo paese natale. Un anno prima della sua scomparsa, alla venerabile età di 99 anni, Michele Mancino ha pubblicato il libro autobiografico Memorie di un comunista. Dal 1998 è attiva una Fondazione che porta il suo nome.