Nadia Gallico Spano
Nata in una famiglia d'emigrati in Tunisia (il padre Renato, avvocato, collaborò anche, assiduamente, alla stampa antifascista locale in lingua italiana), Nadia, nel 1938, aveva aderito al Partito comunista e, con i fratelli Loris, Ruggero e Sonia, era diventata un'attiva militante. Il suo impegno nella Resistenza al nazifascismo divenne totale con l'occupazione tedesca della Francia, tanto che, durante il regime collaborazionista di Petain, fu condannata per la sua attività politica. Nadia, così come il marito Velio Spano (che in Tunisia aveva collezionato due condanne a morte), riuscì a sottrarsi alla cattura e a raggiungere fortunosamente l'Italia liberata. Qui, come ha detto di lei il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, fu "protagonista e testimone del processo di rifondazione dello Stato e della nascita della Repubblica". Nadia Gallico Spano è stata, infatti, una delle ventuno donne elette all'Assemblea Costituente, è stata parlamentare comunista tra il 1948 e il 1958, è stata tra le fondatrici dell'Unione Donne Italiane e del settimanale Noi Donne, che ha diretto sino al 1945. Ha presieduto fino al 1958 l'Unione Donne Sarde. Dalla Liberazione e sino alla morte si è impegnata sui problemi di politica internazionale, del Mezzogiorno e della questione femminile. Per anni è stata attiva nella presidenza dell'ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti). Proprio tre settimane prima della scomparsa di Nadia Gallico Spano è stato pubblicato un suo libro di memorie: Mabruk. Memorie di un'ottimista. Mabruk, in tunisino, sta per benedizione, speranza.