Osvaldo Salvarani
Il 25 aprile 2005, in occasione del sessantesimo della Liberazione, a Osvaldo Salvarani era stata consegnata, nel Museo "Cervi" di Praticello, la medaglia d'oro di benemerenza per il contributo da lui dato alla Resistenza. Negli anni dell'occupazione nazifascista, Salvarani era stato, infatti, il capo di stato maggiore del Comando unico delle formazioni partigiane reggiane, distinguendosi per l'equilibrio mantenuto nella guida delle bande di diverso orientamento politico. Ufficiale di complemento, era entrato nella Resistenza nella primavera del 1944, assumendo il nome di battaglia di Aldo. Dopo la Liberazione, "Aldo" (come da tutti era conosciuto) è stato uno dei protagonisti della vita politica, civile ed economica di Reggio Emilia, ricoprendo ruoli di dirigenza e garanzia nelle istituzioni reggiane, nel mondo del lavoro e della cooperazione (per anni diresse la Banca di credito popolare e cooperativo di Reggio). Fino agli ultimi mesi della sua vita, Salvarani è stato un pilastro dell'attività dell'Istituto Cervi, che aveva contribuito a fondare, così come dell'Istituto per la storia della Resistenza. Negli ultimi anni Salvarani era solito farsi accompagnare dal figlio a Febbio, per fermarsi in meditazione di fronte alla lapide che ricorda il partigiano caduto Luciano Fornaciari.