Piero Valenzano
Era in servizio di leva all'Autocentro di Sesto Fiorentino, dove prese i primi contatti con l'organizzazione comunista clandestina. Dopo l'armistizio, Valenzano abbandonò il suo reparto e a fine settembre raggiunse il podere Risercioni, nei pressi di Vaglia, tra Monte Morello e Monte Giovi, dove fu ospitato dalla famiglia Ignesti. Nei primi giorni del '44 il giovane, raggiunta la formazione partigiana "Lanciotto Ballerini" (di stanza a Gattaia, nel Mugello), cominciò il suo impegno nella Resistenza. Chiamato "Pierino", per la modesta statura, che contrastava con la misura degli abiti che gli erano stati forniti dagli Ignesti, il giovane si fece subito apprezzare dai suoi compagni di lotta per il suo equilibrio e la sua freddezza nei momenti difficili.
Sopravvissuto al durissimo rastrellamento del Falterona, "Pierino" cadde, fulminato da una raffica di mitragliatore, nei giorni della liberazione di Firenze, mentre era impegnato nell'azione contro i cecchini fascisti, ancora annidati presso la stazione ferroviaria di Santa Maria Novella.
La motivazione della ricompensa alla memoria di Piero Valenzano dice: "Fin dall'inizio partecipava alla lotta armata di liberazione segnalandosi sempre per entusiasmo ed ardimento notevoli, tanto da acquistare grande ascendente sui suoi compagni, che trascinava dietro di sé con la forza dell'esempio e con l'ardore delle sue parole. Nel corso di uno scontro con il nemico, noncurante di una prima e poi seconda ferita, resisteva nella lotta, finché una raffica avversaria non lo sbatteva al suolo. Magnifica figura di combattente e di partigiano".