Remo Dovano
Lavorava nello stabilimento Way-Assauto di Asti, dove risiedeva. Già nei primi anni '40 era entrato a far parte del gruppo comunista clandestino della fabbrica e, nel marzo del 1943, aveva partecipato all'organizzazione degli scioperi contro la guerra fascista. Alcune settimane dopo l'armistizio, il giovane operaio aveva lasciato Asti e si era portato nel Cuneese, aggregandosi (col nome di battaglia di Donovan), alla VIII Divisione Garibaldi "Asti", operante nella zona di Borgo San Dalmazzo. "Donovan", nel dicembre del '43, partecipa alla battaglia di Boves poi, quando dopo il rastrellamento nazifascista la sua formazione si sbanda, torna ad Asti. È il febbraio del 1944 e il giovane operaio si unisce subito alle Squadre d'azione patriottica attive nella città. La notte tra il 30 aprile e il 1° maggio Remo Dovano, con altri tre compagni, si reca a Borgo San Pietro per affiggere manifesti che incitano gli astigiani a scioperare. Sorpreso da alcuni elementi dell'Ufficio politico investigativo, il giovane operaio è portato in carcere. Per due giorni è interrogato e torturato, ma non si lascia sfuggire informazioni utili ai fascisti, che sommariamente lo condannano a morte. Il 4 maggio "Donovan" è prelevato dalla sua cella, portato al Poligono di tiro di Sessant (una frazione di Asti) e fucilato. Una Brigata Garibaldi di nuova costituzione, la 98ma (che verso la fine della Guerra di liberazione sarà chiamata "Martiri di Alessandria"), gli viene subito intitolata. Dopo la Liberazione, alla memoria di Remo Dovano sarà conferita una Medaglia di bronzo al valor militare con questa motivazione: "Partigiano combattente, pur esente da obblighi militari, partecipava volontariamente sin dall'inizio alla lotta partigiana condotta dalle bande SAP operanti nell'Astigiano, e si distingueva in azioni di guerriglia, recupero ed occultamento di armi nella zona di Borgo San Dalmazzo. Durante una missione operativa veniva catturato unitamente ad altri partigiani e, benché sottoposto a crudeli torture, assumeva su di sé ogni responsabilità, salvando così la vita ai suoi commilitoni. Condannato a morte affrontava il plotone di esecuzione offrendo agli ideali, che così tenacemente aveva difeso, la sua giovane esistenza". Presso l'INSMLI è conservata una lettera di Dovano; l'aveva scritto alla fidanzata, Rina, prima di essere ucciso. Al nome del giovane operaio sono stati intitolati, ad Asti, una strada e il Circolo della Way-Assauto.