Riccardo Ravagnan
Dopo la Prima guerra mondiale era stato, nel "biennio rosso", sindaco socialista della sua città natale. Nel 1921 fu tra i primi a passare al PCdI. Dopo la marcia su Roma, Ravagnan (perseguitato dai fascisti), si trasferì a Trieste, dove entrò nella redazione de Il Lavoratore. Passato a Milano, per qualche tempo fu direttore de l'Unità. Arrestato nel 1926 per il suo impegno antifascista e condannato a 8 anni e 6 mesi di reclusione dal Tribunale speciale, finita di scontare la pena, Ravagnan espatriò. A Parigi fu condirettore del quotidiano La voce degli italiani e tra i maggiori esponenti dell'emigrazione antifascista. Dal 1941 al 1944 prese parte alla Resistenza francese. Organizzatore dei "Francs-tireurs-et-partisans" della regione parigina, Riccardo Ravagnan fu anche commissario politico e membro del Comitato italiano di liberazione nazionale. Quando Parigi fu liberata, assunse la direzione del giornale Italia Libera. All'indomani del 25 aprile 1945, tornato in Italia, riprese il proprio posto alla testa degli antifascisti veneti. Eletto deputato alla Costituente, è considerato uno dei padri della nostra Costituzione. Senatore per tre successive Legislature, Ravagnan ha fatto parte degli organi dirigenti nazionali del PCI, di organizzazioni antifasciste e di pubbliche amministrazioni. Il suo archivio è conservato presso l'Istituto per la storia del movimento di liberazione in Italia. Portano il suo nome una via, una scuola e un Circolo culturale di Chioggia. A Riccardo Ravagnan è intitolato anche un Premio di pittura.