Rosario Bentivegna
Già negli anni del liceo fu un attivo antifascista. Con Leonardo Jannaccone, Corrado Nourian e Nino Baldini costituì, infatti, nel 1939, un gruppo detto di "unificazione marxista", che attirò presto l'attenzione della polizia fascista. Arrestato nel 1941, dopo la scarcerazione Bentivegna aderì nel 1943 al Partito comunista. Con l'armistizio e la formazione dei Gruppi di azione patriottica, fu tra i più valorosi protagonisti della Resistenza, sia a Roma (assalto a militari tedeschi in piazza Barberini, attacco ad un corteo fascista in via Tomacelli) che nella zona della Casilina, dove comandò formazioni partigiane.
Il 23 marzo del 1944 con Carla Capponi (che sarebbe poi stata sua moglie), fu tra gli autori dell'azione di via Rasella, che mise fuori combattimento 33 soldati delle SS e che fu il pretesto per la strage delle Fosse Ardeatine. Pochi mesi dopo la liberazione della Capitale, Bentivegna decise di continuare la sua lotta contro i nazifascisti in Jugoslavia e in Montenegro.
Rientrato in Italia dopo la conclusione del conflitto, questo valoroso combattente (che per un paio d'anni fu anche redattore del giornale l'Unità, prima di riprendere gli studi e di dedicarsi alla professione di medico), è stato sottoposto per le sue imprese di partigiano a numerosi processi, dai quali è uscito sempre assolto per la legittimità delle sue azioni.