Rubino Romeo Salmonì
Un suo libro, intitolato “Ho sconfitto Hitler”, aveva ispirato Roberto Benigni nella realizzazione del film Premio Oscar “La vita è bella”.
Con Salmonì è scomparso uno degli ultimi sopravvissuti romani alle deportazioni nazifasciste avvenute durante la Seconda guerra mondiale.
Sfuggito alla razzia tedesca al Ghetto di Roma del 16 ottobre 1943, Salmonì era stato catturato dalla polizia repubblichina nell’aprile del 1944. Rinchiuso prima in via Tasso e poi a Regina Coeli, di lì cominciò quello che Salmonì stesso ha definito nel suo libro “il lungo viaggio verso la morte”.
Deportato prima a Fossoli e poi ad Auschwitz, il giovane ebreo riuscì a sopravvivere al campo di sterminio e, alla fine di agosto del 1945, poté tornare a Roma dove poté rivedere i genitori, ma non i fratelli (Angelo e Davide), uccisi dai nazisti.
I funerali del sopravissuto alla Shoah si sono svolti, presente la comunità ebraica della Capitale, nel cimitero israelitico del Verano. Agli astanti ha ricordato la figura di Salmonì (ai cui famigliari era giunto un messaggio di profondo cordoglio del segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra), il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici.
Nel messaggio di Marra si afferma che Giorgio Napolitano “ha appreso con profonda tristezza la notizia della scomparsa di Romeo Salmonì, testimone e vittima di una delle pagine più tragiche e dolorose della storia”. Nel messaggio si ricorda anche che “nel corso della sua lunga esistenza” lo scomparso “si è costantemente adoperato per rafforzare e diffondere, in particolare tra le nuove generazioni, i valori essenziali di libertà, giustizia e democrazia, oscurati dalla barbarie della stagione nazifascista”.