Dal 30 giugno al 1° luglio, a Marzabotto, convegno storico-politico promosso dall'ANPI
PREMESSA
Dobbiamo tornare ad interrogarci, per ricercare le risposte ai grandi problemi del nostro particolare tempo, caratterizzato su scala continentale e per alcuni aspetti mondiale dal ritorno del nazionalismo, di forme di oscurantismo, neofascismo e neonazismo. Riflettendo sull’antifascismo, abbiamo bisogno di un nuovo pensiero critico che, analizzando un inedito presente e guardando al futuro, sia ancorato alle grandi intuizioni resistenziali e pre-resistenziali: la riflessione sul passato non è mai sufficiente, ma è sempre necessaria.
In occasione del Centenario della marcia su Roma nello scorso autunno nella società italiana si è ampiamente riflettuto su quanto accadde allora.
Non si è sottaciuto che, fermo restando il ricorso diffuso alla violenza da parte dei fascisti che pesò moltissimo su quelle vicende, le forze del lavoro e quelle democratiche non seppero dar vita ad una reazione adeguata salvo l’appellarsi alle istituzioni che si mostrarono inerti, sorde e complici. Ma è tempo di riflettere anche sugli errori e i limiti delle forze antifasciste, divise, frequentemente in aspra concorrenza tra loro e comunque incapaci di comprendere a fondo che nel nostro paese stava avvenendo qualcosa di del tutto inedito. Se la sconfitta della nostra fragile democrazia è stata indubbiamente facilitata un secolo fa da quelle divisioni e da quegli errori, va sottolineato che ha pesato soprattutto la profonda crisi della Italietta liberale, una crisi che affondava le proprie radici nei decenni che hanno seguito l’unità d’Italia e che ha rafforzato la sua deriva negativa durante la Grande Guerra.
Enorme è stata la responsabilità del re e delle classi dirigenti di Confindustria, delle istituzioni, dell’esercito, della Chiesa e di molti altri che hanno pensato di usare il fascismo per contenere le sinistre e per cercare di costituzionalizzare quel complesso movimento eversivo per poi riprendere le usuali dialettiche tra i partiti risorgimentali, che in quella fase storica erano divisi e senza precise strategie. Ma le classi dirigenti italiane scelsero di non difendere i valori basilari della stessa democrazia liberale.
Dopo il ventennio nero e le sanguinose guerre fasciste espansioniste e coloniali, con la promulgazione delle leggi razziali, e con lo scatenamento della guerra a fianco di Hitler e del Giappone, prevalse nelle forze politiche antifasciste la consapevolezza di poter sconfiggere il fascismo, di dover ricostruire una Italia nuova e perseguire quegli ambiziosi obbiettivi con una unità politica, sindacale, sociale e culturale superando le infauste divisioni degli anni Venti.
Si combinarono così iniziative cospirative e confronti di straordinaria qualità politica e culturale sul come affrontare il futuro del Paese. Il pensiero cattolico maturò il Codice di Camaldoli, l’elaborazione di Spinelli, Rossi e Colorni culminò nel Manifesto di Ventotene, si ebbero le sofferte riflessioni aperte tra i socialisti e tra gli azionisti, si abbozzarono le prime idee di una democrazia progressiva da parte di Eugenio Curiel e successivamente tali idee furono organicamente sostenute da Togliatti. Questi contributi hanno innervato il dibattito tra coloro che poi animarono la Resistenza e guidarono l’Italia nel dopoguerra. Quelle riflessioni e quelle elaborazioni furono per molti aspetti fra i semi dei lavori della Assemblea Costituente, e successivamente della Costituzione che affonda le proprie radici storico-politiche nei “venti mesi”, dall’8 settembre al 25 aprile.
Oggi imperversano forme vecchie e nuove di revisionismo e la stessa Costituzione, che costituisce l’approdo più importante di quella fase storica e che a differenza di quella tedesca e di quella giapponese è stata realizzata attraverso un ampio percorso popolare, è posta ancora una volta sotto attacco.
Dobbiamo rispondere per quanto possibile con una specifica offensiva culturale. Se è vero che per definire un pensiero antifascista moderno dobbiamo riscoprirne i fondamenti storici, è perciò giusto e necessario tornare a studiare e ad approfondire le riflessioni di quegli anni, come ci siamo impegnati a fare durante l’assemblea nazionale dell’ANPI che si è svolta a Cervia il 4 e 5 febbraio di quest’anno. Da ciò è nato questo convegno, dall’opportuno titolo “Idee costituzionali prima del 25 luglio ‘43”.
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PROGRAMMA DEL CONVEGNO
Marzabotto - Casa della Cultura e della Memoria, Via Aldo Moro 2
30 giugno 2023
Ore 14,30 - Saluti
Carlo Ghezzi
vice presidente nazionale vicario ANPI
Valentina Cuppi
sindaca di Marzabotto
Ore 14,50 - Alla vigilia del 25 luglio
- La nuova generazione antifascista degli anni 30: il Gruppo comunista romano e Giaime Pintor: Claudio Natoli, già docente di storia contemporanea all’Università di Cagliari
- L’antifascismo sommerso dei ceti medi: Giorgio Bigatti, docente di storia economica all’Università Bocconi di Milano - Fondazione ISEC
- Operai e contadini davanti alla guerra e al fascismo: Edmondo Montali, Mattia Gambilonghi, Fondazione Giuseppe Di Vittorio
- Prigioniere ed emigrate, l’antifascismo delle donne: Anna Tonelli, docente di storia contemporanea all’Università di Urbino
Coordina
Anna Cocchi, presidente ANPI provinciale di Bologna
Ore 16.15 - Coffee-break
Ore 16,30 - Progetti per la nuova Italia
- Il Codice di Camaldoli: Alessandro Persico, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- L’Europa oltre la nazione. Il progetto istituzionale del Manifesto di Ventotene: Giulia Vassallo, Università di Genova
- La democrazia progressiva di Eugenio Curiel: Alexander Höbel, Fondazione Gramsci
Coordina
Anna Cocchi, presidente ANPI provinciale di Bologna
1° luglio 2023
Ore 9,15 - I futuri protagonisti
- De Gasperi nel ’43: Marialuisa Sergio, docente di storia contemporanea all’Università degli Studi Roma Tre
- Giuseppe Dossetti tra fascismo e Resistenza: Luigi Giorgi, Istituto Luigi Sturzo
- Lelio Basso e la fine del fascismo: Chiara Giorgi, docente di storia contemporanea all’Università “La Sapienza” di Roma
- Nenni di fronte alla caduta di Mussolini: Valerio Strinati, redattore di www.patriaindipendente.it
Coordina
Tommaso Baris, docente di storia contemporanea all’Università degli Studi di Palermo - Fondazione Gramsci
Ore 10,30 - Coffee-break
Ore 10,45
- 1943: Togliatti, la svolta nella guerra e il futuro dell’Italia: Gianluca Fiocco, docente di storia contemporanea all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata
- L’eresia di Terracini: Pompeo Leonardo D’Alessandro, Università degli Studi di Milano Statale
- Gli azionisti: Andrea Ricciardi, Fondazione Ernesto Rossi - Gaetano Salvemini di Firenze
Coordina
Tommaso Baris, docente di storia contemporanea all’Università degli Studi di Palermo - Fondazione Gramsci
Ore 12 - Tavola rotonda
Partecipano: Nicola Antonetti, Istituto Luigi Sturzo - Francesco Giasi, Fondazione Gramsci - Giancarlo Monina, Fondazione Lelio e Lisli Basso - Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale ANPI
Coordina
Silvia Truzzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano