"Dieci donne della libertà"
Che cosa si può dire, in una così bella e significativa occasione come l'8 marzo, che non sia stato già detto? Riprenderò qui le note che un anno fa ho pubblicato sulla News 154, perché essa – col suo caloroso ed affettuoso saluto – rimane di assoluta attualità. Voglio solo aggiungere che quest'anno la data è ancora più significativa, perché siamo nel 2016 e ricorre l'anniversario del voto alle donne, finalmente riconosciuto come diritto nel 1946. Una conquista importante e faticosa, ricordando che bisogna risalire alla fine dell'ottocento per collocare nel tempo l'avvio della battaglia e poi ricostruire la fondamentale vicenda delle “suffragette”, che rappresentò – come ha ben spiegato, nei giorni scorsi, Nadia Urbinati, sulle colonne di Repubblica” - la “svolta” che avviò la sacrosanta rivendicazione, su un binario giusto e destinato, alla lunga, alla soluzione vincente. Ci volle del tempo, però, e soprattutto ci volle la Resistenza e la partecipazione attiva delle donne in tutte le tipologie della Resistenza, armata e non armata e la loro presa di posizione “politica” con l'esperienza dei “Gruppi di difesa della donna” e tutto quello che ne seguì. Fu decisiva, quella svolta, per dare un colpo definitivo a tanti pregiudizi; ma ancora di più hanno fatto le donne per conquistarsi un ruolo sempre più rilevante, come ha ricordato il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno, citando anche alcuni esempi di particolare significato.
Restano le contraddizioni di questa singolare società, in cui una donna è in grado di diventare astronauta o dirigente del CERN o assumere ruoli di grande rilevanza nell'economia, nella politica, nella cultura, ma può anche essere uccisa per un rifiuto o maltrattata all'interno delle pareti domestiche. Vorrei che in questo anno, assieme agli ultimi pregiudizi, cadesse finalmente quella concezione “possessiva” che tanti guasti ha prodotto e sta producendo, ad opera di non pochi uomini. Vorrei che la parità si realizzasse davvero e fino in fondo, in tutto i campi, nessuno escluso. È anche questo l'augurio che rivolgo oggi a tutte le donne e l'ammonimento che rivolgo agli uomini, nello stesso momento in cui riproduco il saluto cordiale, fraterno, soprattutto affettuoso che ho rivolto alle donne lo scorso anno e che oggi rinnovo di cuore.
“L'8 marzo, la festa della donna, è ormai passata; ma la News esce di martedì e dunque, necessariamente, possiamo solo ora non tanto ricordare questa festa (troppe parole si sprecano, in queste occasioni e poi tutto continua come prima!), quanto mandare, un grande, affettuoso saluto vorremmo dire - se non apparisse troppo enfatico – a tutte le donne del nostro Paese (e del mondo). Un saluto affettuoso a tutte le donne che soffrono, nella mancanza di libertà e, talora, di dignità, molto spesso di mancanza di una vera uguaglianza; alle donne che hanno perso il lavoro e non lo trovano più, a quelle costrette a fare il doppio lavoro e, invece di riposarsi, devono attendere anche alla cura della famiglia; alle donne che stentano a gestire l'andamento domestico, perché ci sono pochi denari e pochissime risorse; alle donne preoccupate per il futuro dei figli; alle donne che subiscono, spesso in silenzio, violenze domestiche; alle donne considerate come un oggetto cui si può togliere libertà e vita; alle ragazze che si schiudono alla vita, senza certezze, con poche speranze e tuttavia ci riempiono il cuore con la loro vitalità. Un grande abbraccio alle partigiane che ancora resistono al decorso del tempo, alla tante che, nella buona o cattiva salute, sono sempre indomite e ricordano l'esperienza più bella della loro vita. Un saluto non meno caldo a tutte le attiviste dell'ANPI, che aggiungono, agli altri, anche questo lavoro, che ci incoraggiano con la loro forza e ci aiutano a superare le difficoltà che i tempi ci propongono; ma un saluto anche a quelle che semplicemente si iscrivono alla nostra Associazione, con fiducia nei valori di cui siamo portatori e con la speranza di uscire dalla crisi, non solo economica, che attraversa tutto il Paese. Un saluto alle donne che si battono per l'uguaglianza, la parità, l'emancipazione; un saluto per dire che siamo convinti che il cammino dell'emancipazione, della libertà e dell'uguaglianza è indissolubilmente legato a quello della democrazia.
Non sembri riduttivo, ma non posso concludere se non con un particolare abbraccio alle compagne e amiche che lavorano, a Roma, nella sede centrale dell'ANPI: sono una parte fondamentale della nostra vita e del nostro lavoro ed a loro dobbiamo, per tutto quello che fanno, perfino per la loro gentilezza e il loro sorriso, un'immensa gratitudine per essere al nostro fianco, giorno per giorno, ad aiutarci a trascorrere la “nuttata” del Paese, nella speranza e con la volontà che essa passi presto e bene per tutti.”
Carlo Smuraglia. presidente nazionale Anpi
DIECI DONNE DELLA LIBERTÀ. Per l'8 marzo, Festa della donna, "Patria indipendente" propone la storia della conquista della libertà in Italia attraverso le donne. Dieci donne che hanno contribuito a cambiare il Paese: Anita Garibaldi, Anna Maria Mozzoni, Camilla Ravera, Carla Capponi, Tina Anselmi, Gisella Floreanini, Nilde Iotti, Franca Viola, Tina Merlin, Giusi Nicolini-