Giulietta Lina Fibbi
Lina, come poi sarebbe stata di solito chiamata, era ancora una bimbetta quando la sua famiglia dovette lasciare Fiesole ed emigrare in Francia per sottrarsi (era il 1923), alle persecuzioni e alle violenze fasciste. Operaia tessile a Lione, la Fibbi aveva soltanto 15 anni quando decise di iscriversi alla Federazione giovanile comunista francese e a 17 anni era già dirigente dell'Unione delle ragazze francesi nella regione del Rodano.
All'inizio della seconda guerra mondiale Lina, come molte altre italiane, è arrestata dalla polizia francese e internata, con altre antifasciste, nel campo di Rieucros. È nel 1941 che Lina Fibbi, su indicazione del PCI e fidando sul fatto che in pratica non aveva mai vissuto in Italia, chiede alle autorità francesi di essere rimpatriata. La richiesta è accolta, ma appena la Fibbi arriva a Ventimiglia è arrestata dalla polizia italiana: sei mesi di carcere a Firenze, poi, in assenza di prove a suo carico, il provvedimento di due anni d'ammonizione e la sorveglianza speciale.
Con la caduta del fascismo, Lina Fibbi è chiamata ad operare nel servizio clandestino della direzione del PCI dell'Interno. Quando a Milano si costituisce il Comando generale delle brigate Garibaldi entra a farne parte e comincia il lavoro di organizzazione dei Gruppi di difesa della donna, ma prevalentemente si occupa dei collegamenti e di delicate missioni per conto del Comando delle Garibaldi.
Dopo la liberazione, la Fibbi assolve svariati compiti di direzione politica e sindacale: tra l'altro è per molti anni segretaria della FILT, la Federazione degli operai tessili della CGIL. È stata deputata del PCI nella quarta e nella quinta legislatura (1963-1972).