Rosina Bertoli Bocchi
Rimasta vedova del marito (Luigi Odoni), morto durante la Prima guerra mondiale, Rosina aveva sposato in seconde nozze Scipione Bocchi, membro di una numerosa famiglia di antifascisti parmigiani. Nell'ottobre del 1944 la non più giovanissima donna era entrata nella Resistenza come staffetta della 143ª Brigata Garibaldi col nome di copertura di “Maria”. Ebbe sei figli, tutti partigiani: Giuseppe Odoni, Enzo, Mario, Giannina, Ildebrando e Giovanni Bocchi.
La figlia di Giuseppe Bertoli (il famoso “Lolo”, capopolo dell'Oltretorrente di Parma durante le rivolte popolari e le barricate del 1898 e del 1908) e il marito Scipione Bocchi, nei mesi dell'occupazione nazifascista e anche dopo la Liberazione, misero la loro casa a disposizione di esponenti dell'antifascismo locale e nazionale.
Negli anni che seguirono Rosina si sarebbe soprattutto occupata della famiglia e dei numerosi nipoti, senza però rinunciare ad impegnarsi anche nei problemi sociali.